Luca Traini verrà sottoposto a una perizia psichiatrica sulla capacità d’intendere e di volere. Lo ha deciso la Corte d’assise di Macerata nel processo con rito abbreviato a carico dell’autore della sparatoria contro i migranti africani il 3 febbraio scorso per ‘vendicare’ l’uccisione di Pamela Mastropietro. L’incarico verrà affidato il 23 maggio prossimo allo psichiatra, criminologo e scrittore Massimo Picozzi.
Negli scorsi giorni, il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio ha contestato a Traini la nuova fattispecie di “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa”, il reato introdotto contestualmente alla recente abrogazione dell’articolo 3 della Legge Mancino che prevedeva l’aggravante dei reati per motivi d’odio razziale. Traini è accusato anche di strage, di sei tentati omicidi, di porto abusivo d’arma e di danneggiamenti. E contestualmente aveva richiesto una perizia di parte: la Corte ha respinto la proposta – alla quale si era opposta la difesa dell’imputato – e ha deciso di nominare un proprio consulente. La procura aveva avanzato la richiesta per contrapporre un proprio giudizio a quello dello psichiatra Giovanni Battista Camerini, incaricato dalla difesa, secondo cui Traini sarebbe parzialmente incapace di volere a causa di un disturbo bipolare della personalità.
“Non sembra, ma Luca Traini è un gigante buono e non è xenofobo – diceva negli scorsi giorni l’avvocato Giancarlo Giulianelli – Ha avuto un momento di defaillance a livello psicologico dovuto a un evidente disturbo della personalità”. Secondo il legale, “il ragazzo, grazie alla struttura carceraria dov’è seguito e curato, e dove riceve assistenza da uno psicologo e da uno psichiatra, abbia potuto forse rimeditare sul gesto che ha fatto”. Il difensore respinge la tesi dell’odio razziale: per l’avvocato, Traini non avrebbe sparato per xenofobia ma avrebbe sparato contro persone che, almeno nella sua mente, erano ‘presunti’ spacciatori, come Innocent Oseghale, il primo nigeriano arrestato per la morte di Pamela.
La notizia dell’uccisione della 18enne romana accoltellata, fatta a pezzi e ritrovata in due trolley, spinse il 3 febbraio scorso Traini a impugnare la sua pistola Glock calibro 9. Dopo una mattinata di caccia all’uomo, in cui aveva seminato il panico al volante della sua Alfa 147 nera in vari punti della città e anche in campagna, nel luogo del ritrovamento dei due trolley, Traini si era consegnato ai carabinieri, bardato con una bandiera tricolore, facendo il saluto romano sulla scalinata del monumento ai Caduti, con una scenografia in stile littorio. Nel raid, durato circa due ore, aveva ferito sei migranti, preso di mira alcuni bar e anche la sede locale del Pd. Il procuratore Giorgio e il pm Stefania Ciccioli hanno chiesto il giudizio direttissimo atipico, portando Traini in Assise invece che dal gup.