“Sospensione a tempo indeterminato”. Preludio di un possibile licenziamento. Rischia seriamente il posto di lavoro Micaela Quintavalle, conosciuta a Roma come la “pasionaria” di Atac, fondatrice e segretaria nazionale del sindacato Cambia-Menti, la sigla che negli anni ha raccolto tanti autisti e macchinisti della sofferente azienda capitolina dei trasporti, fino a diventare nel 2016 ampio bacino di voti del M5s. Dopo l’ennesima denuncia sullo stato delle vetture aziendali, questa volta alla trasmissione televisiva Le Iene, Micaela è stata raggiunta nella mattinata di giovedì dal provvedimento disciplinare più duro, che apre le porte al licenziamento. “Nemmeno il Pd si era permesso”, ha detto in lacrime durante una diretta facebook, proprio lei che nel 2016 aveva inviato ai suoi iscritti una nota vocale – poi divenuta di dominio pubblico – in cui invitava a votare il M5s, la sindaca Virginia Raggi e l’attuale presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito. Per la dipendente, dunque, sospensione immediata senza stipendio che potrebbe durare mesi e una battaglia legale per evitare un licenziamento che appare più che possibile, data la lettera le 9 pagine di contestazione recapitatale.
Quintavalle è stata contattata dalla trasmissione di Italia 1 per approfondire – nello stile del format – la questione della sicurezza sui mezzi Atac, dopo il clamore per l’ennesimo autobus andato a fuoco pochi giorni prima in via del Tritone. In qualità di autista (ma senza qualificarsi come sindacalista), Micaela ha fatto presente alle Iene come, a suo giudizio, le cause del fenomeno “flambus” siano da ricercarsi non nell’età del parco mezzi – affermazione che in parte trova fondamento analizzando le vetture andate a fuoco negli ultimi 30 mesi – bensì nella qualità delle manutenzioni. Dopo aver preso servizio, ha inviato poi sullo smartphone dell’inviato foto e video del monitor della vettura presa in carico, con tutta una serie di spie accese relative anche al sistema frenante. “Si tratta di un guasto gravissimo”, ha dichiarato, affermando anche che “così rischiamo di uccidere i cittadini a bordo e i romani in scooter per portelloni che si aprono e cadono e olio dai serbatoi che perdiamo”. Probabilmente Quintavalle faceva riferimento a un episodio, avvenuto nell’ottobre 2015 nella Capitale, quando una lamiera laterale di un bus si aprì arrivando quasi ad amputare il braccio a una donna in moto. Diversi riferimenti, inoltre, alla gestione del pagamento dei chilometri da parte del comune di Roma (“glieli pagano tutti, basta che la vettura supera la sbarra”) e alla possibile omertà da parte dei capi rimessa.
La reazione di Atac è stata durissima. Non capita tutti i giorni che un dirigente sindacale venga licenziato – questa lettera ne è comunque il preludio – se non per motivi gravissimi come la truffa all’azienda o simili. “Nemmeno fossi andata a lavoro drogata”, ha attaccato lei su facebook. Nella missiva disciplinare, la società dei trasporti ha contestato alla donna la “diffamazione” ai danni dell’azienda, il fatto di aver “rappresentato notizie potenzialmente allarmistiche e di grave pericolo” e ha risposto punto per punto alle affermazioni rilasciate alle Iene, contestando anche (libretto alla mano) come alcune delle spie accese rappresentate come “anomalie gravi” siano in realtà “non gravi” e, ancora, alludendo addirittura al volontario disinserimento dello sblocco sicurezza inserimento marce. Lettera che si è conclusa con l’elenco delle 9 recidive collezionate da Quintavalle nel corso degli ultimi 4 anni.
Sui social network, Micaela ha ricevuto la solidarietà di diversi sindacalisti ed esponenti politici, come l’ex assessore alla Mobilità, Stefano Esposito, che le ha rimproverato di “aver creduto a questi cialtroni”. Anche se, va detto, nelle scorse settimane l’assessora alla Mobilità, Linda Meleo, aveva chiesto a più riprese una “pax sindacale” alle sigle che hanno sottoscritto il recente accordo con l’azienda, fra cui anche Cambia-Menti. Un “cessate il fuoco” che, nei piani dell’amministrazione, sarebbe dovuto durare almeno fino al termine della procedura concordataria, attualmente in mano al tribunale fallimentare. “Ora ci penserà il mio avvocato, ma mi sento di aver fatto la cosa giusta”, afferma adesso Quintavalle, mostrando di voler continuare a portare avanti le sue battaglie.