Diritti

Giornata internazionale contro omofobia, gli attivisti: “Politica non ha fatto niente. C’è rischio peggiori se governo Lega-M5s”

Arcigay ha diffuso un report sugli episodi di omotransfobia raccontati negli ultimi 12 mesi dai mass media. E chiede alla politica di intervenire con una legge ad hoc (l'ultima è rimasta arenata in Senato per tutta la scorsa legislatura). Ma l'esecutivo giallo-verde in via di definizione da Luigi Di Maio e Matteo Salvini sembra tenere fuori il tema. All'attacco Equality: "Carroccio omofobo e grillini inaffidabili"

Di una legge contro l’omotransfobia – per riconoscere un’aggravante ai violenti che colpiscono con questo movente – se ne parla da anni. E da anni, puntualmente, le proposte di legge non arrivano mai all’approvazione definitiva (l’ultima è rimasta bloccata in Senato dopo il voto alla Camera nel 2013). In occasione della giornata internazionale contro l’omo-lesbo-bi-transfobia, Arcigay rilancia il suo appello per sottolineare l’importanza di una legge, perché “l’omotransfobia è ancora oggi, e forse sempre di più, un fenomeno che impatta concretamente nella vita reale delle persone”. All’attacco anche Equality Italia: “La politica non ha fatto niente, se non approvare alla Camera ad inizio legislatura una legge sbagliata e dannosa che per fortuna si è arenata al Senato. Vista l’aria che tira, con il possibile varo di un governo tra Lega e M5S, saremo fortunati se l’attuale situazione non peggiorerà, perché la Lega è un partito apertamente e orgogliosamente omofobo e i grillini alla prova dei fatti si sono rivelati inaffidabili rispetto ai diritti delle persone lgbt”. Tra le varie cose gli attivisti osservano che il “Contratto per il governo del cambiamento” a firma Movimento 5 stelle e Lega – un testo che dovrebbe dettare la linea per tutta la 18esima legislatura – non prevede questo tipo di legge e in generale non si parla di diritti lgbti.

Per riaccendere l’attenzione sul tema, Arcigay ha diffuso un report sugli episodi di omotransfobia raccontati negli ultimi 12 mesi dai mass media. “Osservando le storie che compongono il nostro rapporto – commenta Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – sono diversi gli elementi che meritano di essere sottolineati: innanzitutto tra le 119 storie ci sono ben 4 omicidi, tre di ragazzi molto giovani, tutti riconducibili a un movente omotransfobico. Questi tre fatti cruenti sono l’apice di un bollettino quotidiano che descrive un’oppressione martellante“. Oppressione che, evidenzia Piazzoni, i ragazzi percepiscono “nelle loro relazioni familiari e di vicinato, nei luoghi che frequentano o dai quali vengono allontanati”.

Rifiutati dai propri amici o dai genitori. Presi in giro per come si vestono o si comportano. Bullizzati e isolati perché amano la persona “sbagliata”. Il calvario dei ragazzi e delle ragazze vittime di omo-lesbo-bi-transfobia può essere talvolta insopportabile. E portare anche nei casi più gravi al suicidio. “Questo è un tema delicatissimo che non può essere censito attraverso questi monitoraggi, se non compiendo forzature che non fanno parte del nostro modo di affrontare il problema”, aggiunge Piazzoni. “Ma i suicidi ci sono e in tutto il mondo circolano ricerche scientifiche che ne sottolineano l’allarmante frequenza all’interno della comunità lgbti”. È doveroso tornare al “tema delle famiglie, quelle che cacciano i figli e le figlie da casa, quelle che li picchiano, che tentano di sfregiarli con l’acido, che vogliono in tutti i modi punirli. Queste vicende sono pura follia e tutti e tutte dovremmo indignarci, reagire, denunciare”.

L’obiettivo di Arcigay è quello di spingere la politica a intervenire, nonostante il disinteresse (almeno per ora) dell’esecutivo giallo-verde in via di definizione in queste ore. “Come ogni anno il 17 maggio si spenderanno tante parole sull’omotransfobia. Che sono utili, ma che si dimostrano assolutamente inefficaci”, conclude Piazzoni. “Servono i fatti, ma perché arrivino i fatti serve innanzitutto la consapevolezza: questo bollettino di storie merita di essere attraversato, di essere vissuto sulla propria pelle. Questo è l’auspicio con cui lo rendiamo pubblico, ribadendo con la stessa ostinazione di sempre la richiesta di strumenti, in primo luogo legislativi, per affrontare questo fenomeno una volta per tutte“.