Vivace battibecco a Otto e Mezzo (La7) tra i giornalisti Andrea Scanzi de Il Fatto Quotidiano e Beppe Severgnini de Il Corriere della Sera. Tema della discussione: la democrazia diretta del M5s, fortemente contestata da Severgnini. “Questa idea, per cui fai un contratto coi neo-eletti” – osserva la firma del Corriere – “e immediatamente mandi indietro la palla, non è una cosa democratica, ma è uno scarico di responsabilità. E se partiamo così, andiamo bene”. Scanzi dissente: “Per me la democrazia diretta è una forma di rispetto profondo nei confronti dell’elettorato. Il M5s è andato al voto senza dire prima con quali forze politiche avrebbe stretto un accordo. Quindi, è sacrosanto chiedere agli elettori se sono concordi o meno con un’alleanza. Peraltro, è la stesa cosa che è stata fatta in Germania, che prendiamo sempre come esempio”. “Si trattava di centinaia di migliaia di persone”, replica Severgnini. “Sì, ma l’idea di chiedere il consenso su un contratto è sacrosanta” – ribadisce Scanzi – “Se nel 2013 agli elettori del Pd avessero chiesto se erano d’accordo a fare un governo col centrodestra, forse non avrebbero accettato. Quindi, preferisco chiederlo anche solo a 5mila persone che non fregarmene altamente e fare l’esatto contrario di quello che era stato promesso due o tre mesi prima. Potrà essere un governo brutto, ma nello specifico trovo giusto il metodo, sia che consista nei gazebo, sia che si tratti di referendum online”. Severgnini obietta: “La pensiamo diversamente e mi piace questa idea di non essere d’accordo col sorriso. Ma l’idea che il futuro di un Paese di 60 milioni di abitanti dipenda dal voto online di 5mila elettori mi sembra una cosa molto strana. A questo punto, bisognerebbe fare questo per tutte le leggi. Le elezioni, allora, a cosa servono se non per eleggere dei rappresentanti? I rappresentanti del M5s, della Lega e di altri partiti sono stati eletti da noi. Quindi, facciano il loro lavoro”. Scanzi ribatte: “Se i rappresentanti politici fanno la cosa opposta a quella promessa, come ad esempio è successo per il Pd con l’abolizione dell’art.18, non credi che sarebbe stato meglio chiedere questo agli elettori dem, sia che fossero 5mila o 50mila o 500mila? Se nel 2013 il Pd lo avesse fatto per l’accordo col centrodestra, non mi sarebbe dispiaciuto. Ma in quell’occasione la decisione spettò solo a Letta prima e a Renzi dopo. Quindi, siamo passati da una sola persona a 5mila persone. È già un passo avanti”