Quando da piccolo costruiva fortini nei crateri delle esplosioni vicino casa, a Razzuolo, nell’Alto Mugello in provincia di Firenze, Giancarlo Barzagli non sapeva che lì si erano scontrati oltre 1000 partigiani della 36ª Brigata Bianconcini Garibaldi con i soldati nazisti, che difendevano il loro ultimo avamposto, la Linea Gotica, nell’estate del ‘44. Oggi Giancarlo ha 37 anni e fa il fotografo.
Complice l’incontro di dieci anni fa con un partigiano di Razzuolo, Bruno Gurioli, Giancarlo ha iniziato a scoprire la storia dimenticata delle sue terre. “Bruno non poteva più guidare, così presi a accompagnarlo alle ricorrenze legate alla Resistenza, sui monti – racconta – Scoprii qualcosa di abbastanza triste: non solo erano tutti anziani a questa feste, ma ogni anno erano sempre meno, c’era un senso di fine della storia. Presi coscienza che la memoria stava finendo. Da lì decisi di cercare un modo per rendere attuale la storia, soprattutto per i più giovani, che, a differenza di me, non avrebbero avuto la possibilità di parlare con
i testimoni reali di quegli avvenimenti. Capii che per farlo dovevo entrare nella Resistenza di lato, senza preconcetti storici, partendo dalla mia infanzia“.
Giancarlo, armato di macchina fotografica, si è messo così sulle tracce di ordigni inesplosi, grotte e case coloniche che facevano da sfondo ai suoi giochi di bambino e da base, durante la guerra, ai partigiani. Trovati gli ultimi, tra loro, ancora in vita, e che all’epoca dei fatti avevano meno di 18 anni, li ha messi in posa davanti all’obiettivo. Il risultato di cinque anni di scatti è un libro
fotografico che uscirà a ottobre e che si intitolerà Grüne Linie, Linea verde, come i tedeschi chiamavano la Linea Gotica. Per finanziarlo dal basso c’è tempo fino al 23 maggio: i contributi vengono raccolti sulla piattaforma di crowdfunding Eppela. Ai suoi sostenitori, Barzagli propone, oltre alle copie del libro e alle riproduzioni di alcune sue fotografie, anche gustose ricompense, come un pranzo con lui a base di tortelli artigianali del Mugello.
Wu Ming 2: “La piccola Repubblica della 36esima Brigata”
Alle foto dei luoghi e dei partigiani, nel volume si affiancano immagini e documenti d’archivio della Brigata e un racconto inedito dello scrittore Wu Ming 2, alias Giovanni Cattabriga, che quella zona conosce molto bene, avendone scritto anche nel volume collettivo Asce di guerra. “La 36esima Brigata – spiega lo scrittore a ilfatto.it – arrivò a coinvolgere più di 1500 uomini e donne. Il momento più affascinante della sua storia non sono le grandi battaglie, le azioni di guerriglia o la
liberazione di alcune borgate. La particolarità della 36esima emerge quando la Brigata si trova ad amministrare un piccolo territorio, la cosiddetta Repubblica del Carzolano. In quella breve stagione non si trattò soltanto di sparare, ma anche di vivere insieme al popolo dell’Appennino, stampando un giornale, organizzando la trebbiatura per non consegnare il grano ai tedeschi, preoccupandosi affinché tutti avessero cibo, vestiti, cure. Giovani laureandi in medicina giunsero volontari da Bologna per mettere in piedi un’infermeria efficiente, che arrivò a contare sette dottori. Insomma, nel cuore della Linea Gotica, là dove la guerra infuriava con più ferocia, la 36esima riuscì a costruire un territorio autonomo, ispirato ai principi di libertà e giustizia”.
Il libro tradotto in inglese per rilanciare il turismo
Corredato dalle mappe degli itinerari escursionistici nella Valle del Rovigo, divisi per difficoltà, il libro è anche un invito ai turisti, affinché visitino quella parte spopolata di Appennino Tosco-Emiliano, in una sorta di caccia al tesoro sulle tracce della Seconda guerra mondiale. “Per questo sarà anche tradotto in inglese – spiega Barzagli – Voglio che diventi uno strumento di promozione turistica, un oggetto ibrido che abbia una ricaduta sul territorio. Voglio valorizzare un luogo affascinante, rendendo disponibili delle storie che sono successe lì, dando un pretesto alle persone per visitarlo”.
Le storie dei partigiani Enes e Romano
Tra le storie più toccanti c’è quella di Enes Franceschi, partigiano di Budrio, classe 1926. Fu uno dei pochi della Brigata a sopravvivere alla feroce battaglia di Ca’ di Guzzo. I tedeschi lo misero al muro insieme ai compagni, che furono tutti fucilati. Lui, con una pallottola nella gamba, si buttò in un dirupo e riuscì a salvarsi. Oggi abita a Milano. “La sua casa è piena di disegni colorati appesi alle pareti. Per il resto della sua vita ha illustrato libri per bambini”, racconta Barzagli.
Singolare poi il caso di Romano Casini, classe 1925, che, come spiega il fotografo, era “assolutamente non violento. Andò in Brigata per paura che la sua famiglia subisse ripercussioni dai fascisti che lo cercavano a casa, perché era renitente alla leva. Il suo ricordo più bello della Resistenza? ‘La consapevolezza di non aver ucciso nessuno‘, mi ha risposto”.
Nonostante siano passati oltre settant’anni, molti ex partigiani hanno pianto ricordando quei mesi. “Sono segnati nel profondo tutti quanti. Se all’inizio della Resistenza, i membri della 36° Brigata facevano più che altro azioni di disturbo, puntando sull’effetto sorpresa, dopo, si sono trovati nel mezzo del passaggio del fronte, con i tedeschi che si ritiravano”, spiega ancora l’autore. “Allora iniziarono gli scontri diretti e le perdite ingenti di amici, con cui avevano condiviso mesi interi. Per loro fu molto pesante”.