Alba dei miracoli. Dopo il “santo” Lazzaro nel film della sorella Alice, ecco che arriva a vedere persino la Madonna. Sì, proprio lei, con tanto di velo e occhi azzurri (quelli bellissimi ) dell’attrice israeliana Hadas Yaron. E così Rohrwacher si trasforma in Lucia, semplice geometra di provincia dotata di principi assai saldi che – naturalmente – contrastano con la fragile moralità circostante. E quando un manipolo di corrotti burocrati inizia un progetto di chiara speculazione edilizia, Lucia è chiamata dalla madre di Dio a “parlare con gli uomini” per impedire l’edificazione di tale nefandezza ma di una chiesa in suo onore. Tutto questo accade in Troppa grazia, la nuova commedia di Gianni Zanasi approdata a Cannes in chiusura fuori concorso della Quinzaine des Realisateurs.
Alba Rohrwacher ne è la protagonista accanto a un cast di italian stars che parte da Elio Germano (nei panni del suo compagno da cui sta per lasciarsi…), Giuseppe Battiston, Carlotta Natoli, Thomas Trabacchi e Teco Celio. Da parte sua Gianni Zanasi, autore ammirevole di commedie intelligenti nel non sempre intelligente panorama italofono, ha ideato questo curiosissimo film senza pensare ai temi. “Altrimenti non ne sarei uscito più. In realtà ho avuto una vera e propria apparizione io stesso di una Lucia che nel reparto tv di un centro commerciale ha visto la Madonna e le ha detto di parlare agli uomini. Al che Lucia le ha risposto ‘parlaci tu’. A quel punto sono scoppiato a ridere… e da una risata è nato questo film”.
Lontano da retoriche di iconografia popolare su apparizioni e dintorni, (“non ho voluto perché in realtà quell’epifania nasce dentro a Lucia”) il regista ha però avuto alcune difficoltà nel look che la “sua” Madonna dovesse avere. “Il discorso sul look della Madonna mi turbava molto, bastava poco a ridicolizzarla: c’è stato il momento pop, il momento Mantegna, delle All stars, e persino quello dei capelli blu, finché ho capito che si parlava dell’infanzia di Lucia e, mettendo insieme anche l’immaginario della mia infanzia, volevo fosse vicina a quelle immagini, dunque ho optato per il velo e lo sguardo, uno sguardo profondo e conquistatore del cuore e dell’anima”. In effetti il discorso portato avanti dal film di Zanasi è laico e nulla ha a che vedere con il senso religioso se non quello innocente e puro legato all’infanzia, “quando crediamo a tutto”. “Ma è anche vero – aggiungono Zanasi e Rohrwacher insieme – che ultimamente il cinema è molto alla ricerca di un soprannaturale religioso e spirituale, qualcosa di non spiegabile ma che non sia di fantascienza naturalmente, in altre parole quell’Altrove che fino a qualche anno fa sembrava smarrito. Forse in una società contemporanea che ha troppe informazioni e comunicazioni ma resta fragile e indifesa, serve tornare alla spiritualità”. Troppa grazia uscirà prossimamente nelle sale italiane per BIM.
Alla Quinzaine des Realisateurs, che chiude stasera, ha trovato spazio anche il bel cortometraggio La lotta a firma di Marco Bellocchio: un breve ma intenso viaggio fra il passato bellico (la seconda guerra mondiale) e il presente visto dallo sguardo di un giovane sulle rive del Trebbia.