Solo nel 2017 in Italia sono stati commessi 114 femminicidi. La violenza di genere è fatta di molestie sessuali, stalking, maltrattamenti e omicidi e sta diventando una quotidiana ritualità. Questo tema, però, ha bisogno di una riflessione che stimoli una matura e consapevole presa di coscienza. L’arte può assolvere un importante ruolo di sensibilizzazione per provocare, con il linguaggio e l’immediatezza, un responsabile rifiuto di ciò che accade ormai ogni giorno. Con questo obiettivo nasce la mostra di Renata Rampazzi dal titolo “Cruor, sangue sparso di donne“, che sarà ospitata fino al 17 giugno 2018 dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. E cronaca, arte e voglia di riflessione si incontrano in occasione della tavola rotonda sul tema della violenza di genere che si terrà venerdì 18 maggio, alle 17, proprio in occasione della mostra.

QUALCHE DATO Circa sette milioni di donne tra i 16 e i 70 anni hanno subìto almeno una volta violenza fisica o sessuale, mentre le segnalazioni di stalking e maltrattamenti sono aumentate del 45% dal 2011 al 2016.

IL RIFIUTO DI ESSERE COMPLICI – Come vera testimone del tempo nel quale vive Renata Rampazzi ha già affrontato, già dalla fine degli anni ’70, la tematica della violenza, del sangue, del dolore. E infatti il percorso espositivo parte dalle opere storiche per arrivare all’installazione realizzata per l’occasione, che non vuole essere un semplice momento di contemplazione ed è costituita da un labirinto di teli e garze che dal soffitto arrivano fino al pavimento rosso cupo. “Molte delle mie opere – ricorda l’artista – portavano tracce del mio turbamento di fronte a quelle manifestazioni esistenziali di sopraffazione maschile. Era un grido personale, un disagio che ruotava attorno al sesso, alla metafora della ferita, che rimandava ad azioni e comportamenti ancora generalmente tenuti nascosti, taciuti”. Oggi questi comportamenti sono un fenomeno sociale che inquina le società occidentali e che “sotto forme diverse reclama una denuncia, una rivolta, un rifiuto di complicità e sudditanza in tutte le espressioni individuali e collettive della cultura, del potere e della vita sociale”.

LA MOSTRA – Con questa mostra Renata Rampazzi torna ad affrontare questo argomento, attraverso nuovi lavori, realizzati con materiali e forme per comunicare in maniera più diretta e coinvolgente. Alla Fondazione Giorgio Cini, l’esposizione ‘Cruor’, appositamente pensata per la Sala Borges dell’Isola di San Giorgio Maggiore, unisce il passato al presente. Le tele vengono sostituite da garze che si rifanno ai bendaggi per curare le ferite, le piaghe, i segni delle deturpazioni, mentre i pigmenti e gli spessori di colore che ruotano attorno alle gradazioni del rosso e contengono anche tracce di sangue, rimandano alla realtà delle lacerazioni, mutilazioni, offese e sofferenze delle vittime. L’opera avvolge fisicamente ed emotivamente il visitatore in modo da provocarne il coinvolgimento non solo estetico, ma soprattutto emotivo e civile. Accompagna la mostra un catalogo delle Edizioni Sabinae (bilingue italiano, inglese) con testi della scrittrice Dacia Maraini e dello storico e critico d’arte Claudio Strinati. Alla tavola rotonda sul tema della violenza sulle donne, coordinata dalla storica Francesca Medioli, interverranno la giornalista e scrittrice Luciana Castellina, la storica Simona Feci, il penalista e psicologo Guglielmo Gulotta, la scrittrice Dacia Maraini e Linda Laura Sabbadini, pioniera europea delle statistiche per gli studi di genere.

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