In concorso a Cannes per la Palma d’oro di Dogman si parla da giorni. L’ultimo film di Matteo Garrone, 10 minuti di applausi sulla Croisette, però non è piaciuto a Vincenzina Carnicella, 77 anni, madre di Giancarlo Ricci ucciso nel 1988 da Pietro De Negri, detto il “Canaro”. Il regista ha più volte spiegato che la vicenda nerissima del Canaro è stata soltanto un punto di partenza e quindi non è la ricostruzione del fatto di cronaca di trent’anni fa, ma di esso esprime solo lo spunto per l’ispirazione di un racconto generato interamente nel suo “serbatoio mentale e passionale”. Anche prima di Gomorra.
La donna aveva già presentato alla procura di Roma una denuncia-querela con la quale si chiedeva il sequestro del film, richiesta poi rigettata. Ora l’avvocato, Maurizio Riccardi, chiede un risarcimento danni al regista.La madre della vittima del Canaro, che gestiva un negozio di tolettatura per cani alla Magliana come il protagonista dell’opera, vorrebbe che dopo trent’anni suo figlio fosse visto “come una vittima, solo come una vittima finita in un brutto giro. Non come un violento criminale che se l’è cercata”. E così ha fatto scrivere dal suo avvocato al quotidiano La Repubblica dopo aver visto il film.
Il legale, riferisce il quotidiano, ha inviato una posta certificata a Matteo Garrone con un’immediata richiesta di danni per un milione di euro. “Anche Giancarlo aveva una dignità – sottolinea la madre secondo quanto riferisce il quotidiano – e i fratelli e i nipoti vogliono riabilitarla. Un film non è un’opera d’arte se massacra anche quello che è rimasto di lui, il ricordo di chi gli voleva bene“.
Il gip di Roma, Roberto Saulino, ha respinto la richiesta di sequestro del film in assenza di un elemento d’urgenza. Per il pm Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo, non ci sono gli estremi per procedere al sequestro preventivo della pellicola. Il pubblico ministero, comunque, procederà all’acquisizione di una copia del lungometraggio.