Con molta probabilità patirebbe il politicamente corretto dei nostri giorni mediocri e spenti, ma lo stempererebbe con un ritrovato gusto per la battuta salace e pungente, ottimo antidoto contro il conformismo e l’ipocrisia dilaganti. Di detrattori ne avrebbe ancora molti, forse più giovani e ignoranti di quelli di un tempo. Qualcuno di loro, dalle colonne di una rivista o da un talk show pomeridiano, gli darebbe, nemmeno tanto velatamente, del vecchio trombone, accusandolo di fare un uso strumentale della sua antica vicenda giudiziaria. Critiche
delle quali, credo proprio, se ne infischierebbe.
Con l’età avrebbe smesso di andare in video, per concedere solo qualche rara intervista ai pochi amici rimasti negli studi televisivi. Sarebbe tuttavia considerato una sorta di padre nobile da molti addetti ai lavori, celebrato come ideatore di tanti format ancora attuali, genio della lampada in grado di comprendere e ammansire quell’insaziabile mostro che è il pubblico. Avrebbe smesso di occuparsi di politica e di giustizia, continuando però a lanciare grida, del tutto inascoltate, sulla drammatica situazione dei tribunali e delle carceri. Qualche senatore un po’ in là con gli anni lo avrebbe indicato come possibile presidente della Repubblica, fiaccola e santino del garantismo, sberleffo istituzionale, destinato a non superare mai il primo turno di votazioni.
Leggerebbe molto, inseguendo la sua principale passione, e forse, tornando ancora una volta sulle pagine de Il processo di Kafka, gli si inumidirebbero gli occhi e proverebbe un fremito di rabbia. Sono passati tre decenni anche per noi spettatori di quel dramma che fu il caso Tortora. Tre decenni che ci hanno permesso di capire molte cose che allora non riuscivamo a mettere a fuoco. All’epoca del suo arresto avevo vent’anni e di meglio da fare che chiudermi in casa a guardare Portobello. Di Tortora sapevo molto poco. Che aveva condotto
La Domenica Sportiva, che era un conservatore, un liberale o qualcosa del genere, che si presentava come un personaggio un po’ snob in trasmissioni che di snob non avevano nulla. Tutto qui, ciò che mi era giunto distrattamente all’orecchio.