Una resa dei conti personale, a distanza di due settimane, per “quello che hai fatto a mio figlio”. Così una madre milanese di circa 40 anni ha motivato l’aggressione alla maestra di suo figlio, presa a schiaffi e pugni “perché – ha detto la donna a Il Giorno – aveva graffiato il mio bambino durante un’ora di supplenza lo scorso 4 maggio. Avrei voluto parlare con l’insegnante – ha aggiunto – però mi è stato tenuto nascosto persino il nome”. Ma la donna è riuscita a scoprirlo e venerdì mattina è entrata a scuola per farsi “giustizia da sola”, dicendo ai bidelli nell’atrio di avere un colloquio. Raggiunta l’aula dell’insegnante, una quinta elementare, l’ha aggredita davanti agli alunni, finché non è stata allontanata.

“Un comportamento inqualificabile”, ha detto la preside dell’istituto, una scuola statale nella periferia di Milano. “È entrata a scuola raccontando una menzogna e ha urlato davanti a bambini di 10 anni poi, sempre davanti a loro, ha picchiato l’insegnante”. La mamma ha sporto denuncia contro l’insegnante, anche lei quarantenne, dando la sua versione dei fatti: “La maestra ha stretto il braccio di mio figlio, che è un bambino molto vivace, seguito dai servizi sociali, per tenerlo fermo. Gli affondava le unghie nonostante i suoi lamenti. Lui si era agitato dopo aver saputo che non sarebbero andati in ludoteca”.

La scuola ha dato un’altra spiegazione: “Il bimbo soffre di un disturbo oppositivo-provocatorio. Quel giorno si stava azzuffando con un compagno e la maestra è intervenuta per separarli. Lo ha allontanato per proteggerlo, il bambino ha cercato di morderla e l’ha presa a calci. E nella concitazione si è ferito, graffiandosi”. La maestra non ha voluto chiamare l’ambulanza, ma sporgerà a sua volta denuncia contro la mamma.

Questa però non è la prima volta che gli insegnanti subiscono aggressioni da parte dei genitori dei propri studenti. Lo scorso febbraio il vicepreside di una scuola media di Foggia è stato aggredito con violenza da un genitore per aver rimproverato il figlio, che al suono della campanella spingeva le compagne rischiando di farle cadere. In aprile, poi, due episodi di violenza a distanza di poche ore: a Palermo una ragazzina di terza media aveva raccontato a casa che un professore l’aveva picchiata – per poi smentire – e il padre lo aveva colpito con un pugno in faccia, provocandogli un‘emorragia cerebrale e 25 giorni di prognosi. Lo stesso giorno, in un istituto professionale di Torino un prof era stato aggredito dal padre di uno studente all’interno della scuola. Motivo: il professore aveva punito il ragazzo per un ritardo mandandolo in biblioteca.

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