La settimana scorsa nei giornali campeggiavano foto di tavoli delle trattative disseminati da bottigliette usa e getta di acqua e coca cola. Pessimo esempio per la cittadinanza, alla faccia della prima stella del M5s, cioè la difesa dell’acqua pubblica. Noi attivisti zero waste ci siamo indignati e abbiamo lanciato la petizione “Basta bottigliette di plastica, politici date il buon esempio!”
In pochi giorni le bottigliette sono scomparse dai tavoli delle trattative e ora si vedono solo bottiglie di vetro e bicchieri lavabili. Una bella notizia perché dimostra che la pressione dei cittadini può far cambiare atteggiamento ai leader, una brutta notizia perché ci potevano pensare da soli. Ma la richiesta di noi attivisti zero waste non si ferma qui. Chiediamo di prendere esempio dalla città di San Francisco, negli Stati Uniti, che ha vietato la vendita di bottiglie di plastica negli edifici pubblici, estesa dal 2020 a tutta la città. Il divieto di vendita delle bottiglie era rispettato anche in tutti i Parchi nazionali degli Usa grazie a una norma introdotta da Obama. Purtroppo nell’agosto 2017 Trump, su pressione dell’Associazione internazionale acqua imbottigliata, ha revocato il divieto.
Norme coraggiose che in un Paese “imbottigliato” come il nostro farebbero scalpore. Noi italiani siamo i primi in Europa, e i secondi al mondo, dietro ai messicani, nel consumo di bottiglie di acqua minerale: consumiamo circa 200 litri per abitante, cioè sette miliardi di bottiglie all’anno, all’80% in plastica. Oltre al dispendio economico per le famiglie, questo consumo ha gravi ripercussioni ambientali: per produrre 6 miliardi di bottiglie di plastica da 1,5 litri servono 450 mila tonnellate di petrolio e vengono emesse oltre 1,2 milioni di tonnellate di CO2.
Solo un sesto di questa plastica viene riciclata. Il resto finisce negli inceneritori o dispersa nell’ambiente. Per non parlare del trasporto: le bottiglie vengono trasportate per oltre 700 km e compiono questi viaggi all’82% su camion e solo il 18% in treno. Lunghi trasporti che oltre a inquinare l’ambiente sottopongono l’acqua a temperature elevate, soprattutto d’estate: aspetto da non sottovalutare in quanto il Pet, cioè il tipo di plastica delle bottiglie di acqua minerale, rilascia ftalati (interferenti endocrini) e antimonio (un metalloide tossico), in quantità minime se la plastica è a temperatura ambiente, ma pericolose se è sottoposta a temperature più elevate e/o conservate a lungo.
Il business delle bottiglie di acqua minerale porta grandi profitti alle aziende imbottigliatrici ma pochissime risorse alle comunità da dove viene estratta, perché i canoni sono irrisori. Legambiente sottolinea come a fronte di un fatturato di tre miliardi e mezzo di euro le aziende pagano alle Regioni poco più di un euro ogni metro cubo e cioè un millesimo di euro per ogni litro imbottigliato. L’acqua estratta viene utilizzata non solo per l’imbottigliamento ma anche per le attività di produzione, quindi sprecata, e questo anche in regioni con risorse idriche limitate.
Molti italiani bevono acqua in bottiglia perché pensano sia più salutare, senza sapere che la plastica può rilasciare ftalati, e che l’acqua minerale viene controllata per legge solo 1 volta l’anno, tramite autocertificazione, mentre i controlli relativi alla rete idrica avvengono almeno 4 volte l’anno, e sono compiuti dalla Asl. Inoltre i limiti per le acque minerali sono più alti e permissivi di quelli per l’acqua potabile.
L’Europa, con la direttiva del 1 febbraio 2018 ci chiede di limitare il consumo di acqua in bottiglia e rendere più trasparente l’informazione sulla qualità dell’acqua pubblica, al fine di promuoverne l’uso.
Continuate quindi a firmare la petizione, per chiedere al nuovo governo di vietare la vendita delle bottigliette di plastica a partire dai luoghi pubblici dove è disponibile acqua potabile (Parlamento, sedi comunali, regionali, scuole, Parchi nazionali e regionali). Certo non basta, occorre vietare tutta la plastica usa e getta (dalle stoviglie in plastica usa e getta alle vaschette di polistirolo e pellicole nei reparti dell’ortofrutta e macelleria), e dare la possibilità di portare sporte riusabili: la recente circolare del Ministero della Salute afferma infatti che i sacchetti portati da casa devono essere compostabili, nuovi e monouso, quindi non riusabili. Questa normativa, che privilegia l’usa e getta (benché compostabile) va assolutamente rivista.
Nella speranza che il nuovo governo faccia leggi coraggiose contro l’usa e getta, è importante che ognuno di noi, soprattutto chi ha incarichi pubblici e a contatto con la gente (insegnanti, amministratori, funzionari) dia un esempio virtuoso, beva acqua pubblica da borracce o caraffe, e riduca l’usa e getta.