Era il 2004 e, negli Stati Uniti, si sarebbero tenute le elezioni presidenziali in cui il democratico John Kerry avrebbe sfidato il Presidente repubblicano in carica George Bush. Per sensibilizzare una certa parte dell’elettorato, composta da giovani, nerd e surfer del web, alcuni sostenitori di Kerry realizzarono l’Anti-Bush Game, un videogioco online infarcito di icone pop provenienti dall’immaginario degli anni Ottanta che, tramite l’utilizzo di un sapiente mix di ironia, contenuti
Per recuperare le chiavi dei cinque leoni e abbattere questa amministrazione iniqua e guerrafondaia Hulk Hogan chiedeva aiuto ad altre due figure mitologiche degli anni Ottanta come He-Man, divenuto obeso per colpa dei fast food, e Mr. T., costretto a letto dal cancro, ma pronto a reagire per salvare i sempre amati bambini. Dopo una partita quasi impossibile da non vincere, ricca di momenti non-sense e interventi di personaggi positivi come Gesù o Christopher Reeve, il controllo di Voltron veniva sottratto dalle grinfie di Bush.
Immane pertanto il disappunto nel vedere, dopo sei mesi di pausa dalla prima parte di Macerie Prime, penultimo graphic novel di Zerocalcare edito da Bao Publishing, alcuni dei personaggi relegati in una sorta di limbo distopico abitare la carcassa di uno dei suoi leoni. Un incomparabile ed esaustivo simbolo di sconfitta, senza rimedio. Nessuno aveva mai distrutto Voltron. Fino a questo momento.
Dove si era interrotta quindi la storia? Il fumettaro di Rebibbia aveva rotto con i suoi amici storici, mentre questi si ritrovavano uno contro l’altro, tra invidie e rancori, per essersi tutti dissetati dal medesimo pozzo, quello della crisi. In Macerie Prime – Sei mesi dopo, romanzo a fumetti corale, generazionale, sincero fino all’eccesso, si sorbettano tutti i variegati gusti di un semifreddo contemporaneo ai fallimenti. La carriera sognata che non si raggiungerà mai, l’impossibilità di mettere al mondo un figlio, o l’incertezza sul modo in cui crescerne uno già nato. Il timore di non riuscire a essere all’altezza delle aspettative di nessuno, l’incapacità di confessare i propri desideri…
E l’amara certezza dell’assenza di un eroe capace di rimettere le cose a posto salvando tutti, perché financo Voltron non c’è più. Zerocalcare ha smarrito il suo armadillo parlante, coscienza complice e generosa, sostituita dal cinico panda che, tramite la sua visione egocentrica, fornisce al protagonista gli strumenti necessari per difendersi dagli “accolli”, persone che, come sanguisughe, succhiano tempo, attenzione ed energia vitale.
Eppure la vita prosegue. Anche dopo il conflitto esploso sei mesi fa, le vite di tutti i personaggi hanno continuato ad andare avanti, senza molte sorprese. E quando si rivedono, nulla o quasi è cambiato, come in un incubo cristallizzato.
L’unica speranza risiede nella vittoria del bando di concorso che aveva portato allo scontro totale gli storici amici. Un pallido raggio di sole in un futuro totalmente oscuro, senza molte occasioni per accendere una luce, soprattutto per chi non ha il conforto di una famiglia alle spalle. Non c’è dunque alcuna speranza per i protagonisti di questa storia? Ce ne sono almeno due, ma ovviamente non posso dirvi quali sono. Posso anticiparvi, senza rovinarvi la sorpresa, che alcuni dei personaggi visti fino a ora ci hanno nascosto la loro vera identità e che, pur senza Voltron, c’è ancora un modo per affrontare le cose feroci che il misterioso mentore barbuto sta insegnando ad affrontare al piccolo coraggioso guerriero.
Ed è un modo fatto di “abnegazione, sacrificio, altruismo, solidarietà e violenza-quando-ce-vò”, la lezione dei cartoni animati che, tra Uomo Tigre, Kyashan, Capitan Harlock o Kenshiro, sembra essere stata dimenticata dagli adulti del presente. Ma che può comunque essere trasmessa alle nuove generazioni, cominciando dalla consapevolezza che non si scappa dalle cose feroci, ma che bisogna affrontarle e colpirle, senza smettere di avere cura delle persone che abbiamo vicino, più importanti ed efficaci di qualunque branco di leoni robot.