“Tu sei l’uomo che è riuscito a cambiare le rotte degli aerei che passavano sulle case di Milano Due”, dice Ennio (Doris) al Silvio Berlusconi del film Loro 2. Gli aerei in partenza da Linate passano invece sopra il Centro di accoglienza di Via Corelli 176, periferia est di Milano. Disturbano, ma solo per un attimo, la musica che esce dal piano di Manuel Magrini. Mentre gli ospiti della struttura gestita dalla Croce Rossa sentono, probabilmente per la prima volta, le note di Dolcenera di De Andrè o Mi ritorni in mente di Battisti. Vengono tutti dall’Africa sub-sahariana, ma si salutano con un “ciao” italianissimo. Si avvicinano timidamente alle panchine per ascoltare il pianoforte e unirsi agli ospiti. Perché per una mattina gli ospiti sono gli altri, quelli che entrano a casa loro nel giorno in cui, per la prima volta, il Centro di accoglienza si apre ai cittadini.
L’intuizione di portare un pianoforte nel cortile dei richiedenti asilo è di un’insegnante di lingua italiana che lavora all’interno della struttura. Così Piano City Milano e Insieme senza muri, il palinsesto di eventi lanciato dal Comune a un anno dalla marcia pro-migranti del 20 maggio 2017, hanno unito le loro strade in una domenica mattina di sole. La cittadinanza ha risposto: chi in macchina, chi a piedi, chi facendo running, ha raggiunto il numero 176 di via Corelli, che da Milano Due è distante in linea d’aria meno di 5 chilometri. Ma è un altro mondo: un lungo stradone e accanto mezzo metro di sterrato a fare da marciapiede sono l’unico modo per raggiungere l’ex caserma Mancini, segnalata da una bandiera della Croce Rossa.
Il Centro di accoglienza al civico 176 è gestito proprio dal comitato milanese dell’associazione per conto del governo. Aperto nel settembre 2016, quando dopo un’estate di sbarchi centinaia di profughi erano costretti a dormire all’aperto per le strade meneghine e il Comune dovette aprire nuove strutture, ha una storia molto diversa dall’altro centro di accoglienza di via Corelli. Quello più famoso, al civico 28, diventato una vergogna nazionale quando era uno dei Centri di identificazione ed espulsione di Milano. Lì, ancora nell’agosto scorso, un afghano 34enne si è suicidato in seguito a problemi psicologici.
Arriva anche il giovane pianista Magrini, talento del jazz. E’ stato chiamato all’ultimo, dopo le autorizzazioni della Prefettura e del ministro dell’Interno, per suonare in un centro di accoglienza. Era in Thailandia e durante il viaggio di ritorno verso Milano ha composto una versione inedita di Mad World dei Tears for Fears, suonata per la prima volta nel cortile dell’ex caserma, sotto un gazebo della Croce Rossa. “Ho sentito subito che era un’occasione speciale – racconta poi a ilfattoquotidiano.it – e quando stavo lì, al piano, la sensazione si è centuplicata. Si è creata un’atmosfera meravigliosa: le persone, i bambini, era bellissimo”. “Mi giravo e vedevo le persone che aumentavano – aggiunge – Sono i momenti che danno un senso a quello che faccio”.
I milanesi siedono già sulle panche portate dai volontari, mentre arrivano anche i primi ospiti del centro di accoglienza. Sono pochi, i più coraggiosi, quelli che aprono la strada a tutti gli altri. Questi sono tempi di Ramadan, solitamente durante il giorno i ragazzi stanno al chiuso. Ma la curiosità li spinge lentamente ad avvicinarsi. Si nascondono all’ombra degli alberi, più per sfuggire al caldo che per non farsi vedere. “Quello che probabilmente non si percepisce stando fuori è che c’è tanta voglia da parte loro di capire il nostro Paese, di conoscere le persone e i luoghi”, racconta a ilfattoquotidiano.it Luigi Maraghini Garrone, Presidente della Croce Rossa di Milano.
Sono quasi tutti ventenni i richiedenti asilo ospiti del Centro di accoglienza di via Corelli. In attesa di conoscere il loro destino, la voglia di vivere diventa un qualcosa di irrefrenabile, tale da sfuggire anche alla prassi religiosa. “C’è stato tanto coinvolgimento da parte loro fin dall’inizio per questa iniziativa. Come partecipano attivamente ogni qual volta riusciamo a organizzare qualcosa”, spiega Garrone. Per questo “l’intuizione geniale” di aprire le porte del centro è così importante: “A volte bisogna osare – dice il presidente della Cri di Milano – e su questo tutto il sistema Italia deve ragionare: l’inclusione e l’integrazione passano dalla cultura e della lingua”.
Tutto sarà quindi vanificato se questa mattinata rimarrà un evento isolato. “Alla bellissima ora di pianoforte devono seguire altre cose”, ammette anche Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune. “Abbiamo qua persone che sabato erano alla Villa Reale a Palestro e oggi scoprono un altro spazio, un altro luogo della città”, sottolinea a ilfattoquotidiano.it. Ma c’è ancora molto lavoro da fare: “Più creiamo occasioni di condivisione e di dialogo, più facilitiamo il compito degli operatori, coloro che davvero stanno al fronte”, conclude Del Corno.
Gli operatori, in via Corelli, lavorano per garantire ai ragazzi tutti i servizi di base, dalla mensa alla lavanderia, dall’assistenza legale ad un ambulatorio aperto 24 ore su 24 che fornisce anche supporto psicologico, oltre a una scuola di italiano attiva quattro giorni alla settimana e a un percorso di inserimento lavorativo finanziato dall’Unione europea. “L’obiettivo – spiega Monica Simeone, Responsabile Area Migrazioni della Croce Rossa di Milano – è creare uno standard operativo e qualitativo da applicare a tutti i centri che gestiamo”. Per tenere lontani gli spettri dell’altro Centro di accoglienza, quello di via Corelli 28, noto almeno in passato per abusi, violenze, proteste sedate con manganelli e calci di fucile, diritti calpestati e suicidi. Al civico 176 invece, per la prima volta, la gente è entrata, per ascoltare musica.