Non si tratta di una defezione di poco conto innanzitutto se si considera che quella ambrosiana è la diocesi più grande d’Europa. E che capita quando il presule di Milano è nell’occhio del ciclone con l’accusa di aver coperto un prete pedofilo, nel 2011, quando era vescovo ausiliare del capoluogo lombardo e vicario episcopale per la zona di Melegnano
Porpora per Roma, ma non per Milano. Papa Francesco ha, infatti, annunciato che il 29 giugno prossimo nominerà 14 nuovi cardinali, di cui 11 elettori in un eventuale conclave, ovvero con meno di 80 anni di età. Tra essi ci sono ben tre italiani: Angelo De Donatis, vicario di Bergoglio per la diocesi di Roma; Giovanni Angelo Becciu, attualmente sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, che voci molto insistenti danno come nuovo prefetto della Congregazione per la cause dei santi; e Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L’Aquila. Una nomina quest’ultima che sorprende e che sottolinea ancor di più la vera notizia di questo nuovo concistoro di Bergoglio, ovvero l’assenza tra i nuovi cardinali dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini.
Non si tratta di una defezione di poco conto innanzitutto se si considera che quella ambrosiana è la diocesi più grande d’Europa con un’importantissima tradizione di pastori, alcuni divenuti Papi e santi. Oltretutto, da parte di Bergoglio, sarebbe stato un segno di stima importante la porpora per Delpini il giorno dopo l’annuncio della canonizzazione di Paolo VI che fu arcivescovo di Milano dal 1954 al 1963, ovvero fino all’elezione al pontificato. Ma non è tutto. Da alcune settimane, infatti, Delpini è nell’occhio del ciclone con l’accusa di aver coperto un prete pedofilo, nel 2011, quando era vescovo ausiliare di Milano e vicario episcopale per la zona di Melegnano.
Un’accusa pesantissima della quale Fq MillenniuM si è occupato accuratamente nel numero di aprile 2018 sottolineando come essa sia stata abbastanza taciuta da altri giornali per non infastidire il presule ambrosiano. Secondo quanto emerso, infatti, la Curia milanese era al corrente della pedofilia commessa da un giovane prete, don Mauro Galli, all’epoca vicario parrocchiale di Rozzano, in provincia di Milano, ai danni di un giovane di 15 anni. Nessuno dei vertici ecclesiastici, però, ha preso alcun provvedimento. Anzi, nell’istruttoria interna aperta dall’arcidiocesi ambrosiana sarebbe stato evidente il ruolo di Delpini che, informato dell’accaduto, si sarebbe semplicemente limitato a spostare il prete in un’altra parrocchia.
Ma non è tutto. La Curia ambrosiana avrebbe sborsato ben 150mila euro di risarcimento alla vittima perché ritirasse la querela contro don Galli. A far siglare l’accordo sarebbe stato Mario Zanchetti, difensore dell’arcivescovado. Tra le clausole imposte alla famiglia ci sarebbe stata anche quella di non rivelare la provenienza dei soldi. Delpini ha sempre smentito tutto sostenendo che si tratta di una “ricostruzione parziale e non del tutto corretta”, corredata da “giudizi arbitrari e traendo conclusioni non rispettose della verità e delle persone citate”. Una vicenda sulla quale evidentemente ancora si deve fare chiarezza e, forse anche per questo, Francesco ha preferito sospendere il giudizio in un momento cui i vescovi cileni si sono dimessi in blocco proprio per essere stati accusati di aver coperto per anni la pedofilia del loro clero.
Oltre ai tre italiani, il Papa ha deciso di nominare cardinali anche: Louis Raphaël I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei; Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede; Konrad Krajewski, elemosiniere apostolico; Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi; António dos Santos Marto, vescovo Leiria-Fátima; Pedro Barreto, arcivescovo di Huancayo; Desiré Tsarahazana, arcivescovo di Toamasina; e Thomas Aquinas Manyo, arcivescovo di Osaka. I tre cardinali non elettori in un eventuale conclave, invece, sono: Sergio Obeso Rivera, arcivescovo Emerito di Xalapa; Toribio Ticona Porco, prelato emerito di Corocoro; e il prete claretiano Aquilino Bocos Merino.