Una petizione per dire no allo “sfratto” della Casa internazionale delle donne di Roma. E una manifestazione, organizzata in piazza del Campidoglio, mentre nelle stesse ore si è tenuto un vertice con gli assessori capitolini per trovare un accordo. Non si fermano le proteste per la mozione della giunta Raggi, approvata il 17 maggio scorso, che vuole, stando a quanto si legge, “riallineare e a promuovere il ‘Progetto casa internazionale delle donne’ alle moderne esigenze dell’Amministrazione e della cittadinanza, attraverso la creazione di un centro di coordinamento gestito da Roma Capitale e prevedendo con appositi bandi, il coinvolgimento delle associazioni”. Una vicenda che – come hanno denunciato le stesse attiviste – mette a rischio l’esistenza della Casa delle donne. E su cui è intervenuto anche l’ex sindaco Pd della Capitale Walter Veltroni: “Per decenni la Casa internazionale delle donne è stata un riferimento per la coscienza civile della città”, ha scritto Veltroni su Twitter. “Generazioni di donne hanno vissuto lì la battaglia politica per affermare i propri diritti e hanno fatto della ‘Casa’ un luogo di ricerca culturale aperta. Non deve chiudere”.
All’incontro previsto fra le attiviste e alcuni assessori della giunta a guida Movimento 5 stelle ha partecipato anche la sindaca Virginia Raggi, che in serata ha pubblicato un post su Facebook per assicurare che la Casa delle donne non chiuderà, né sarà sgomberata. “Cosa vogliamo fare? Rilanciare il progetto attualizzandolo rispetto alle mutate condizioni socio-economiche, urbanistiche e demografiche di Roma. Non vi è dubbio alcuno, infatti, che soprattutto nelle periferie vi siano condizioni di povertà molto più estese rispetto agli anni ’80″, ha spiegato il primo cittadino. “Allora forse occorre integrare quel progetto iniziando a ragionare sulla creazione di un sistema di servizi, che veda nell’attuale Casa il centro nevralgico delle attività che vengono messe in rete ed ampliate su tutto il territorio della città, con particolare riguardo alle periferie”. Per farlo, spiega Raggi, è necessario “creare un tavolo di lavoro all’interno del quale accogliere una pluralità di voci, di diversa provenienza ed età, non escluse le rappresentanti della Casa delle Donne, che insieme all’amministrazione disegnino il nuovo progetto”.
Ma la posizione della giunta Raggi non è piaciuta alle attiviste. “Non é andata bene dal nostro punto di vista”, ha dichiarato la presidente della Casa delle donne Francesca Koch al termine dell’incontro. “L’unico dato positivo è che c’era anche la sindaca. Loro dicono che si troverà una soluzione ma anche che il bando si farà”, ha spiegato. Le ha fatto eco un’altra attivista, che ha aggiunto: “Continuano a ribadire l’obiettivo di una nuova progettualità della Casa, noi abbiamo detto che il progetto è nostro“. Nelle stesse ore si è tenuta in piazza del Campidoglio una manifestazione di protesta. Ombrelli colorati, slogan al grido di #lacasasiamotutte e tanta partecipazione (nonostante la pioggia). Fra le donne che hanno riempito la piazza c’erano anche la ministra uscente Marianna Madia, l’attrice Veronica Pivetti e la scrittrice Dacia Maraini. “Assessore guarda qua, qui c’è tutta la città”, hanno urlato le manifestanti. E ancora: “Insieme siamo partite insieme arriveremo, non una di meno”. Cori alternati dal suono di “Bella Ciao“, nell’attesa che il vertice con l’amministrazione capitolina finisse. E che il futuro della Casa diventasse più chiaro.
La Casa internazionale delle donne, che ha sede nel complesso seicentesco “Buon Pastore” di via della Lungara dalla fine degli anni Ottanta, è impegnata da decenni in progetti di sostegno alle donne, iniziative e laboratori per la promozione dei diritti e della cultura. Oggetto dello scontro fra le attiviste e il Movimento 5 stelle è il debito di 800mila euro per l’affitto della struttura reclamato dall’amministrazione capitolina, affitto su cui hanno sempre trovato un accordo con le altre gestioni fornendo in cambio servizi gratuiti alla cittadinanza. Dopo lo strappo di giovedì scorso, sono iniziati a moltiplicarsi gli interventi in sostegno alla Casa. La petizione lanciata su Change.org ha superato il tetto delle 75mila firme (il nuovo traguardo è stato fissato a 150mila). E oltre a Walter Veltroni, hanno parlato Monica Cirinnà per il Partito democratico, la Fp-Cgil e la senatrice di Liberi e uguali Loredana De Petris, che ha annunciato una raccolta firme in Senato per promuovere una mozione in sostegno della Casa. A sostenere la raccolta firme anche le scrittrici Loredana Lipperini e Michela Murgia.
Anche la presidente delle donne di Roma, Francesca Koch, aveva ribadito in giornata la sua contrarietà al provvedimento, attaccando duramente Virginia Raggi. “Dalla sindaca di Roma non abbiamo mai avuto nessun cenno di risposta. Non basta essere donne ma bisogna essere femministe e la sindaca non ha dimostrato di esserlo”, ha detto Koch durante una conferenza stampa in Senato. “Avevamo capito fosse estranea alla storia del femminismo anche se da consigliera aveva detto che avrebbe votato il nostro documento e sostenuto che avremmo dovuto contestare il debito”.
Dal canto suo il Comune si è difeso e ha spiegato che non ci sarà nessuno sfratto. “Il progetto della Casa Internazionale della Donna sarà rafforzato. Si tratta di un valore aggiunto per la città che sarà tutelato a 360 gradi”, ha scritto su Facebook il capogruppo pentastellato in Campidoglio Paolo Ferrara. “Chi parla di chiusura della Casa diffonde notizie false e pretestuose cercando di generare ingiustificato allarmismo e offendendo i tanti cittadini che tengono, insieme all’amministrazione, a questo importante progetto del Comune. Nessuna chiusura dunque, nessuna guerra alle donne”. Ferrara ha poi aggiunto che “oggi le rappresentanti del Consorzio ‘Casa Internazionale delle Donne’ incontreranno le assessore di Roma Capitale al Patrimonio e Politiche Abitative Rosalba Castiglione, alla Persona, Scuola e Comunità Solidale Laura Baldassarre e a Roma Semplice e Pari Opportunità Flavia Marzano. Illustreremo le nostre scelte politiche e spiegheremo come abbiamo intenzione di garantire nuova linfa vitale al progetto”. Gli fa eco Luca Bergamo, vicesindaco di Roma, che dice: “Penso che ci sia un fatto indiscutibile ovvero che l’attuale modello di gestione abbia delle difficoltà economiche forti. È una realtà di fatto, dunque c’è la necessità di mettersi tutti quanti a sedere perché si trovi un modello di gestione che sia sostenibile per tutti quanti e che non porti chi ha gestito quel luogo a essere inadempiente”.
Per decenni la Casa internazionale delle donne è stata un riferimento per la coscienza civile della città. Generazioni di donne hanno vissuto lì la battaglia politica per affermare i propri diritti e hanno fatto della”Casa” un luogo di ricerca culturale aperta. Non deve chiudere.
— walter veltroni (@VeltroniWalter) 21 maggio 2018