Come ogni settimana, non sono mancate neanche in quella appena terminata preoccupanti notizie sullo stato dei diritti umani nella regione del Golfo. Il 16 maggio la quarta corte d’appello del Bahrein ha emesso il verdetto al termine di un “maxi-processo”, iniziato il 23 agosto 2016, che vedeva imputate di terrorismo 138 persone, 52 delle quali in contumacia.
Il processo, in cui sono state ammesse come prove diverse confessioni estorte con la tortura, si è concluso con 23 assoluzioni, 53 ergastoli, tre condanne a 15 anni, una a 10 anni, 15 a sette anni, 37 a cinque anni e sei a tre anni. C’è poi l’odiosa pena “accessoria” della privazione della cittadinanza, provvedimento adottato nei confronti di 115 imputati. Dall’inizio dell’anno, 231 bahreiniti sono stati resi apolidi. Dal 2012, il totale è di 718.
L’articolo 10 della legge sulla cittadinanza, più volte emendato, stabilisce che questa possa essere revocata a chi svolge servizio militare per un Paese straniero, si mette al servizio di un Paese straniero o procura “danno alla sicurezza nazionale“, definizione quest’ultima che può voler dire tutto e niente.
Le persone che vengono private della cittadinanza sono obbligate a consegnare il passaporto e i documenti d’identità. Quelle che non sono in carcere devono chiedere un permesso di soggiorno in quanto “stranieri” o lasciare il Paese. Chi è in carcere lo farà al termine della pena. Chi non ottiene il nuovo documento viene accusato di “soggiorno illegale” ed espulso.
Anche nell’Arabia Saudita del “moderato” e “riformista” principe della Corona Mohammad Bin Salman non si sono risparmiati. Il 18 maggio fonti ufficiali saudite hanno reso noto l’arresto di sei difensori dei diritti umani e di una settima persona al momento ignota, con l’accusa di tradimento. L’annuncio è stato immediatamente seguito da una campagna diffamatoria mossa dai media di regime, che hanno accusato le persone arrestate di far parte di una cellula in contatto con entità straniere. In parole semplici, di essere dei traditori.
Tra le sette persone arrestate figura Loujain al-Hathloul, la nota promotrice della campagna contro il divieto di guida alle donne saudite, che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere rimosso dal 24 giugno. L’hanno portata via da casa la sera del 15 maggio ed è detenuta nella prigione di al-Hai’r nella capitale Riad.
Ci sono poi Iman al-Nafjan e Aziza al-Yousef, che nel 2013 sfidarono il divieto guidando per le vie della capitale, così come Aisha al-Manea, a sua volta protagonista della campagna sin dai primi anni Novanta. E infine Ibrahim al-Modeimigh, avvocato e promotore dei diritti delle donne, e Mohammad al-Rabea, che aveva aperto a Riad un circolo letterario per uomini e donne.
Riccardo Noury
Portavoce di Amnesty International Italia
Mondo - 21 Maggio 2018
Monarchie del Golfo, una settimana di ordinaria repressione
Come ogni settimana, non sono mancate neanche in quella appena terminata preoccupanti notizie sullo stato dei diritti umani nella regione del Golfo. Il 16 maggio la quarta corte d’appello del Bahrein ha emesso il verdetto al termine di un “maxi-processo”, iniziato il 23 agosto 2016, che vedeva imputate di terrorismo 138 persone, 52 delle quali in contumacia.
Il processo, in cui sono state ammesse come prove diverse confessioni estorte con la tortura, si è concluso con 23 assoluzioni, 53 ergastoli, tre condanne a 15 anni, una a 10 anni, 15 a sette anni, 37 a cinque anni e sei a tre anni. C’è poi l’odiosa pena “accessoria” della privazione della cittadinanza, provvedimento adottato nei confronti di 115 imputati. Dall’inizio dell’anno, 231 bahreiniti sono stati resi apolidi. Dal 2012, il totale è di 718.
L’articolo 10 della legge sulla cittadinanza, più volte emendato, stabilisce che questa possa essere revocata a chi svolge servizio militare per un Paese straniero, si mette al servizio di un Paese straniero o procura “danno alla sicurezza nazionale“, definizione quest’ultima che può voler dire tutto e niente.
Le persone che vengono private della cittadinanza sono obbligate a consegnare il passaporto e i documenti d’identità. Quelle che non sono in carcere devono chiedere un permesso di soggiorno in quanto “stranieri” o lasciare il Paese. Chi è in carcere lo farà al termine della pena. Chi non ottiene il nuovo documento viene accusato di “soggiorno illegale” ed espulso.
Anche nell’Arabia Saudita del “moderato” e “riformista” principe della Corona Mohammad Bin Salman non si sono risparmiati. Il 18 maggio fonti ufficiali saudite hanno reso noto l’arresto di sei difensori dei diritti umani e di una settima persona al momento ignota, con l’accusa di tradimento. L’annuncio è stato immediatamente seguito da una campagna diffamatoria mossa dai media di regime, che hanno accusato le persone arrestate di far parte di una cellula in contatto con entità straniere. In parole semplici, di essere dei traditori.
Tra le sette persone arrestate figura Loujain al-Hathloul, la nota promotrice della campagna contro il divieto di guida alle donne saudite, che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere rimosso dal 24 giugno. L’hanno portata via da casa la sera del 15 maggio ed è detenuta nella prigione di al-Hai’r nella capitale Riad.
Ci sono poi Iman al-Nafjan e Aziza al-Yousef, che nel 2013 sfidarono il divieto guidando per le vie della capitale, così come Aisha al-Manea, a sua volta protagonista della campagna sin dai primi anni Novanta. E infine Ibrahim al-Modeimigh, avvocato e promotore dei diritti delle donne, e Mohammad al-Rabea, che aveva aperto a Riad un circolo letterario per uomini e donne.
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Washington, 1 feb. (Adnkronos) - La scatola nera dell'elicottero coinvolto nella tragedia aerea di Washington sono state recuperate e non appaiono danneggiate, ha reso noto un portavoce del National Transportation Safety Board. L'elicottero ha una sola scatola nera, con la registrazione delle voci della cabina e dei dati di volo.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Altri 43 migranti tornano in Italia dai centri in Albania. Presidente Meloni, errare è umano, perseverare è diabolico. Quanti altri viaggi a vuoto dovremo vedere prima che si metta fine a questa pagliacciata costosa per i contribuenti?”. Così Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Terzo flop del ‘modello Albania’: la Corte d’Appello di Roma smonta l’ennesima trovata propagandistica del governo Meloni, sospendendo i trattenimenti e disponendo il trasferimento in Italia dei migranti deportati. Per la terza volta, la destra ha provato a forzare la mano e per la terza volta è stata bocciata. Hanno sprecato milioni di euro pubblici, violato diritti fondamentali e messo in piedi un’operazione disumana, solo per alimentare la loro propaganda. Un fallimento su tutta la linea, mentre il Paese affonda tra tagli alla sanità, precarietà e crisi sociale. Ora che farà Meloni? Toglierà la competenza anche alle Corti d’Appello per accentrarla a Palazzo Chigi?”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd ed europarlamentare.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La Corte d’Appello di Roma libera di nuovo immigrati irregolari per i quali potevano essere eseguite rapidamente le procedure di rimpatrio e rimette ancora la palla alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi sicuri. Le ordinanze che non convalidano i trattenimenti nel centro in Albania e che rimettono alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale, insistono sull’individuazione in via generale ed astratta dei “paesi sicuri”, ripercorrendo le motivazioni delle decisioni precedenti, senza giudicare delle posizioni dei singoli migranti. Peccato che la Corte di Cassazione ha ampiamente chiarito, lo scorso dicembre, che questa è una competenza del Governo e non della magistratura. Incredibile che la Corte d’Appello di Roma abbia considerato irrilevante questo principio e insista nel voler riconoscere ai singoli magistrati un potere che è esclusiva prerogativa dello Stato”. Lo dichiara la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.