Vanificano la buona condotta di migliaia di romani saccheggiando le isole ecologiche e gettando i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (raee) nelle discariche abusive. Tutto ciò con la determinante compiacenza di una parte dei lavoratori Ama. E rendendo così le conseguenze sul decoro della Capitale ancora più devastanti di quelle derivanti dalle già note difficoltà strutturali nella gestione ordinaria dei rifiuti. È in fase avanzata l’inchiesta che la Procura di Roma sta portando avanti, con l’ausilio della Polizia Locale di Roma Capitale, sul traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti ingombranti in città. Un’indagine top secret – di cui ilfattoquotidiano.it è venuto a conoscenza – che fa tremare una fetta importante dell’azienda capitolina fra quadri, capi area e semplici dipendenti: di certo non gli attuali vertici che sembra si siano messi subito al servizio degli inquirenti, in quanto la stessa società che gestisce i rifiuti nella Capitale si ritiene parte lesa.
L’attività degli smaltitori illegali avrebbe dimensioni importanti. Secondo quanto gli investigatori sono riusciti sin qui ad appurare, essi si introducono in quasi tutti i 13 centri di raccolta Ama distribuiti sul territorio cittadino e vi sottraggono ingombranti di ogni tipo, in prevalenza elettrodomestici usati. Fondamentale, risulterebbe il “lasciapassare di alcuni dipendenti della municipalizzata”. Il risultato è che i pezzi recuperati vengono spogliati di tutti i materiali più pregiati (in particolare il rame, ma anche ferro, zinco e legno) e venduti al mercato nero, mentre gli scarti vengono gettati ai bordi delle strade o nelle discariche “spontanee” che si formano negli spazi abbandonati, sotto i cavalcavia o accanto ai corsi d’acqua. In molti casi, questi si accumulano nei dintorni dei campi rom, dove secondo gli investigatori opererebbero una buona parte dei riciclatori abusivi. Non sarebbe ancora chiaro agli inquirenti se dietro questa pratica illegale vi sia una sorta di “regia” o se il tutto sia figlio di un illecito malcostume che contraddistingue il sottobosco romano anche in altri ambiti.
Ma c’è dell’altro. Un filone d’indagine coinvolgerebbe anche grandi distributori (non è chiaro se in maniera diretta o solo attraverso privati che fanno da intermediari). Pare, infatti, che alcuni punti vendita usino smaltire i raee ritirati dai clienti utilizzando le isole ecologiche riservate ai comuni cittadini e ai piccoli imprenditori – ancora con la compiacenza dei lavoratori Ama – invece di utilizzare i canali a loro dedicati. Questo permetterebbe loro di mantenere in cassa la quota del contributo raee assicurata dal decreto ministeriale 65/2010 e risparmiare sul trasporto e sul conferimento.
Gli effetti sulla città, come detto, sono devastanti. Ad oggi, solo nel territorio di competenza del comune di Roma, vi sarebbero ben 1.000 discariche abusive, di cui più di 40 raggiungono una discreta dimensione. In generale, questa montagna di rifiuti aumenterebbe di 300-400 tonnellate al giorno, una specie di Malagrotta sparpagliata a macchia di leopardo sui 1.285 chilometri quadrati di estensione della città. In alcuni casi, l’assembramento di rifiuti e’ così evidente e perpetrato nel tempo che si arrivano a creare situazioni limite come quella della Frigo-Valley di Tivoli, un’area di 60 ettari posta su un terreno privato al confine fra il comune tiburtino e quello capitolino. Con tutti i rischi derivanti per l’ambiente e la salute pubblica.
Fra il 2016 e il 2017 i cittadini romani hanno conferito presso le isole ecologiche (circa una a municipio) ben 115.000 tonnellate tra rifiuti ingombranti ed elettrici-elettronici, 62.000 tonnellate nel solo 2017, di cui 18.500 di inerti, 14.500 di 14.500 di ingombranti “tradizionali” come materassi e reti, oltre 7mila di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche come televisori, frigoriferi e computer e 15.200 tonnellate di legno. Uno sforzo che queste pratiche illegali rischiano di vanificare.