Una lunga, snervante attesa quella della salita al Colle di Giuseppe Contepoi sciolta con la convocazione ufficiale fissata per le 17.30. Un’attesa durante la quale si sono susseguite dichiarazioni ottimistiche, durissime critiche per il curriculum del candidato scelto dai due leader per guidare il nuovo esecutivo giallo-verde, silenzi che hanno lasciato trapelare ansia e preoccupazione per le decisioni del Quirinale. Una tensione che è esplosa con il post pubblicato a metà giornata da Alessandro Di Battista, in cui l’ex numero 2 del Movimento 5 stelle si è rivolto direttamente al capo dello Stato, intimandolo di non fare “l’avvocato difensore di chi si oppone al cambiamento” e di rispettare la volontà dei cittadini.

“Il Presidente Mattarella ha prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica ovvero ai cittadini ai quali appartiene la sovranità. Per settimane, in una fase delicatissima dal punto di vista istituzionale, ha ricordato ai partiti politici le loro responsabilità“, ha scritto Di Battista. “Per giorni ha insistito sull’urgenza di formare un governo nella pienezza delle sue funzioni. Ebbene, finalmente, una maggioranza si è formata, una maggioranza che piaccia o non piaccia al Presidente Mattarella o al suo più stretto consigliere, rappresenta la maggior parte degli italiani”. L’ex parlamentare dei 5 stelle ha poi ribadito la necessità di dare vita a “un governo forte, un governo capace di intervenire, se necessario con la dovuta durezza, per ristabilire giustizia sociale. Un governo capace soprattutto di ristabilire un principio sacrosanto in democrazia: il primato della politica sulla finanza“. Per questo, Di Battista ha chiesto al capo dello Stato di non temere la formazione del nuovo esecutivo. “Mi rendo conto che ristabilire questo principio possa far paura a qualcuno ma non dovrebbe intimorire chi ha l’onore di rappresentare l’unità nazionale. Il Presidente della Repubblica non è un notaio delle forze politiche ma neppure l’avvocato difensore di chi si oppone al cambiamento. Anche perché si tratterebbe di una causa persa, meglio non difenderla”. Il politico romano ha poi invitato i cittadini a farsi sentire con l’hashtag #VoglioIlGovernoDelCambiamento per sollecitare il Quirinale.

Le sue parole hanno sollevato un’ondata di polemiche fra le forze di opposizione. Il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi ha dichiarato che “Di Battista, un ex parlamentare senza alcun incarico formale nel Movimento 5 stelle, arriva addirittura a minacciare il presidente della Repubblica? Si tratta di un’intimidazione gravissima e senza precedenti, ai limiti della legalità, da cui il suo partito e Di Maio farebbero bene a prendere immediatamente le distanze, invece di lanciare anche loro diktat incostituzionali al Colle”. Gli fa eco la senatrice dem Simona Malpezzi, che definisce Di Battista un “eversivo” e “agitatore del popolo”, mentre il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Andrea Marcucci ha annunciato di aver inviato a nome del suo partito ad Alessandro Di Battista una copia della Costituzione italiana, “con una particolare sottolineatura degli articoli 92 e 95”. La deputata Alessia Morani, invece, accusa il pentastellato (e il padre) di avere una “cultura fascista” e chiede agli altri esponenti del Movimento di dissociarsi “da questa follia”.

L’accusa della dem Morani è rivolta anche a Vittorio Di Battista, padre di Alessandro, che come il figlio ha pubblicato un post su Facebook in cui ha attaccato direttamente il presidente della Repubblica. “È il papà di tutti noi. È quello che si preoccupa di varare un governo. È quello che ha avallato la legge elettorale che impedisce di varare un governo. Poveretto, quanto lo capisco”, si legge. “In più ci si mettono le fianate sul cv di Giuseppe Conte, le perdite in Borsa e la irresistibile ascesa dello spread. Poveretto, quanto lo capisco. Lo capisco e per questo, mi permetto di dargli un consiglio, un consiglio a costo zero. Vada a rileggere le vicende della Bastiglia, ma quelle successive alla presa”, scrive il padre di Di Battista. “Quando il Popolo di Parigi assaltò e distrusse quel gran palazzone, simbolo della perfidia del potere, rimasero gli enormi cumoli di macerie che, vendute successivamente, arricchirono un mastro di provincia. Ecco, il Quirinale è più di una Bastiglia, ha quadri, arazzi, tappeti e statue, Se il popolo incazzato dovesse assaltarlo, altro che mattoni. Arricchirebbe di democrazia questo povero paese e ridarebbe fiato alle finanze stremate”. Parole fortissime che hanno provocato ulteriori reazioni.

Sul caso è intervenuto anche Francesco Giro, senatore e membro dell’ufficio di presidenza di Forza Italia. “Dopo la grottesca vicenda del curriculum farlocco di Conte, oggi Di Battista bacchetta il presidente Mattarella e impartisce lezioni di educazione civica. Siamo a scherzi a parte, una telenovela infinita”, ha detto. E dopo le dichiarazioni alla trasmissione televisiva Cartabianca del forzista Renato Brunetta, che “a titolo personale” aveva accusato Salvini di tradimento – posizione poi parzialmente smentita dalla capogruppo di FI Maria Stella Gelmini – l’opposizione “benevola” del partito di Silvio Berlusconi al nuovo esecutivo giallo-verde sembra diventare sempre meno “benevola”.

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