Cinema

La terra di Dio, galeotto fu Brokeback Mountain. Ma film che è una rivoluzione intima, romantica e ipnotica

Ci prova con notevole afflato poetico, e con uno sguardo più autentico ed esplicito possibile, Francis Lee con questo film in uscita nelle sale italiane il 24 maggio 2018. Direttamente dalla sezione Panorama di Berlino 2017 l'opera è un affresco bucolico sulla nascita di un amore

di Davide Turrini

Galeotto fu Brokeback Mountain. Sul tema coppia gay immersi nella wilderness difficile distogliere lo sguardo dal film di Ang Lee. Ci prova con notevole afflato poetico, e con uno sguardo più autentico ed esplicito possibile, Francis Lee con il suo La terra di Dio (God’s own country), in uscita nelle sale italiane il 24 maggio 2018. Direttamente dalla sezione Panorama di Berlino 2017 il film di Lee è un affresco bucolico sulla nascita di un amore tra Johnny, ragazzotto inquieto che lavora quotidianamente nella fattoria di famiglia in una lontana landa del Nord dell’Inghilterra; e Gheorghe, il lavorante romeno che sbuca all’improvviso, a dare manforte al silente nucleo famigliare bisognoso di aiuto per pecore e mucche.

L’essenzialità di dialoghi e parole, ridotti al minimo indispensabile, unita ad un’ambientazione esasperatamente realistica rendono il contesto de La terra di Dio uno spazio abitato con ingobbita fatica e complicata espressione del sé, perlopiù se si tratta di un sentimento e di una pulsione omosex. I due protagonisti, complice una “missione” su una terra di confine per seguire un gregge di pecore, all’improvviso litigano, si picchiano, infine si amano animalescamente, energicamente, violentemente.

Macchina da presa sempre a ridosso dei protagonisti, luce il più possibile naturale, attenzione cruda e per nulla mediata verso la vita/morte degli animali in scena, azioni credibili degli attori desunti da una pratica veterinario/campagnola precedente al set, La terra di Dio ha nella presenza dell’apparente tenebroso straniero piombato nella comunità rurale e isolata, là dove non prende nemmeno il segnale del telefonino, una sorta di rivoluzione intima romantica e ipnotica che lascia il segno.

“Sono cresciuto sulle remote colline del West Yorkshire, e sono sempre stato affascinato dal territorio brullo dei miei avi, e dalle persone che vivono di questa terra, traendone a fatica sostentamento – ha spiegato il regista Francis Lee – Mi sono sempre chiesto che ne sarebbe stato di me se fossi rimasto nella mia comunità, se avessi lavorato la terra, se avessi incontrato qualcuno che mi piaceva. Ho voluto così esplorare che cosa può significare la scoperta dell’amore per qualcuno che è sempre rimasto isolato e chiuso, che vive all’interno di una comunità molto tradizionale del proletariato inglese, qualcuno che al termine di giornate massacranti non ha nemmeno la forza di prendersi cura di sé e chiedersi cosa voglia veramente; un ambiente dove concetti come famiglia e dovere vengono prima di tutto, e a nessuno in fondo interessa con chi dormi purché continui a nutrire le bestie e a coltivare i campi”. Distribuisce Fil Rouge Media.

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