La corte gli ha infatti inflitto sette anni e sei mesi di reclusione contro i tredici anni e sei mesi decisi in primo grado. Ridotta a sei anni di reclusione anche la condanna di Ambrogio Crespi, fratello dell’ex sondaggista di Berlusconi
La corte d’appello di Milano ha sostanzialmente dimezzato la condanna all’ex assessore regionale Domenico Zambetti, tra gli imputati al processo sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia e in particolare accusato di voto di scambio. La corte gli ha infatti inflitto sette anni e sei mesi di reclusione contro i tredici anni e sei mesi decisi in primo grado. Ridotta a sei anni di reclusione anche la condanna di Ambrogio Crespi, fratello dell’ex sondaggista di Berlusconi.
I giudici presieduti da Oscar Magi hanno concesso le attenuanti generiche a Zambetti e Crespi confermando tutti i capi di accusa. Confermata per Zambetti anche la condanna a risarcire 500mila euro alla Regione, 200mila al Comune di Milano, e 350mila all’istituto case popolari Aler. “Dovevo essere assolto, io non ho fatto niente” ha detto Zambetti, dopo la lettura della sentenza. Zambetti ha aggiunto che farà “sicuramente” ricorso in Cassazione.
L’accusa aveva invece chiesto la conferma del verdetto del Tribunale. Zambetti ha “consapevolmente” attinto voti dal “bacino della criminalità organizzata” e ha stretto un “patto” con i referenti delle cosche lombarde che “prevedeva, in cambio di voti, lavoro e
appalti” aveva detto in un passaggio della requisitoria del sostituto pg Galileo Proietto. Il sostituto pg aveva chiesto di confermare le pene anche per Ciro Simonte, ritenuto vicino alle cosche e condannato a 11 anni di carcere in primo grado, per Ambrogio Crespi, fratello dell’ex sondaggista di Berlusconi (Luigi), condannato a 12 anni. Chiesti invece 4 anni e 4 mesi per il presunto il boss Eugenio Costantino, per il quale era stata proposta una condanna di gran lunga inferiore ai 16 anni e mezzo decisi dal Tribunale.
Nelle motivazioni della sentenza del febbraio scorso i giudici, presieduti da Maria Luisa Balzarotti, avevano ritenuto che il “contraente” dell’ex assessore lombardo sarebbe stata una “organizzazione criminale unitaria, in cui sono federate le famiglie di ‘ndrangheta operanti in Lombardia”, ovvero le cosche Di Grillo-Mancuso (con sede a Cuggiono, nel milanese), Morabito-Bruzzaniti-Palamara (attiva a Milano) e
Barbaro-Papalia, della zone di Corsico e Buccinasco e rappresentate da Eugenio Costantino (16 anni e mezzo) e Giuseppe D’Agostino (già condannato in abbreviato).
Il Tribunale aveva assolto Alfredo Celeste, ex sindaco di Sedriano, il primo comune del milanese che venne sciolto per mafia e il medico Marco Scalambra. Per i due era stata pero’ disposta la trasmissione degli atti alla Procura, in relazione all’appalto per il verde a Sedriano, cosi’ come per Vincenzo Giudice, ex presidente del consiglio comunale di Milano all’epoca del sindaco Letizia Moratti. In primo grado il pm Giuseppe D’Amico per Zambetti aveva chiesto 10 anni di carcere in quanto non aveva ritenuto sussistente il concorso esterno in associazione mafiosa. Concorso che invece il Tribunale aveva riconosciuto, assieme ai reati di corruzione e voto di scambio.