Ringrazio Dio e la mia proverbiale pigrizia per non essermi cancellato, a laurea conquistata, dal gruppo Facebook Unifi-Giurisprudenza, il gruppo degli studenti di legge dell’Università di Firenze. In calce alla domanda “Sapete dirmi quali sono le domande più gettonate scelte dal Conte nel pre-appello che fa sostenere a fine maggio?” si annoverano battute degne di Spinoza.it.
La mia preferita: “Tranquilli raga che a questo appello chiede la nullità contrattuale per contrarietà alla legge e impossibilità dell’oggetto”. Lo so, ridono solo i giuristi, però.
Ironia caustica, che dovrebbe essere la chiave, per tutti, con cui dibattere le vicende un po’ cialtrone del presidente del Consiglio incaricato. Nel cercare di forzare la vicenda grottesca e del tutto italiana della sboronaggine da curriculum, nel tentare di giudicare il professionista dalla propria clientela e nel tirar fuori contenziosi passati con Equitalia (poi risolti, pare) si legge tutta la reazione scomposta di un sistema spaventato.
Temo peraltro che tutto questo non faccia altro che avvicinare il professore al suo popolo, che fa e soprattutto ha visto fare ai politici di tutto ed è anestetizzato ad un certo tipo di indignazione.
Anche io sono spaventato, credetemi. Certo non da Conte, ma dai suoi azionisti politici e dal programma. Temo l’effetto sull’economia italiana di 60 miliardi annui in più di spesa pubblica. Temo che per sostenere la Flat Tax (ovvero la tassa pro-ricchi) ci dovranno essere condoni e tagli a settori strategici come Sanità, Cultura e Pubblica Istruzione. O qualcuno pensa davvero che tutto possa essere fatto in deficit o solo con la copertura dei tagli ai costi della politica?
Temo che il reddito di cittadinanza sarà solo assistenzialismo. Se non riparte il mercato del lavoro, quale centro per l’impiego potrà garantire tre offerte di lavoro in due anni per ciascun beneficiario?
Temo le risposte populiste a problemi seri, come l’immigrazione. Vi ricordate quando, a furor di popolo, fu introdotto il reato di immigrazione clandestina? Risultato: Nessuna carcerazione e nessuna espulsione, ovviamente, soltanto migliaia di persone catapultate in una condizione di illegalità esistenziale, che rende impossibile qualsiasi percorso di integrazione.
Temo che, nell’Europa del dopo-Draghi, rischiamo di essere bullizzati. Altro che minacce e “pugni sul tavolo”. Temo che il conto di tutto questo, della propaganda di questi anni a cui tutti abbiamo finito un po’ per credere, lo dovranno pagare le future generazioni. Perché tutti ci speriamo, vero? Meno tasse per tutti, soldi senza lavorare, meno immigrati in giro. Anche il più fine intellettuale ha un cedimento, un ingolosimento, anche se tenta di dissimularlo. Del resto siamo tutti cresciuti con il berlusconismo ed anche se abbiamo scoperto che i sogni, le nuvole e i cieli azzurri a volte si pagano, dei sogni continuiamo ad avere bisogno.
Credo però che abbiamo bisogno di altri sogni, di sogni possibili (di sinistra, magari) che servano a lasciare alle future generazioni, anziché un macigno di debito pubblico, un Paese in salute dove sia più facile vivere e lavorare. Penso che le forze politiche sconfitte alle ultime elezioni dovrebbero concentrasi su questo, e non su altro, così come dovrebbero le associazioni di imprenditori e gli altri gruppi sociali. Ecco, su questo potrebbe ricostruirsi anche il Pd, colmando il vuoto cosmico dell’assenza di una vera opposizione.
Il curriculum lasciamolo commentare ai giornali, ai comici e ai gruppi di Facebook.
@lorerocchi