Ci sarà un nuovo governo e dobbiamo volere, tutti, il meglio per l’Italia. Non era lo scenario che speravo: se lavoreranno per gli ultimi sarà un bene. Ma se adotteranno – come la Lega ha qualche volta lasciato intendere – politiche razziste, xenofobe e antieuropeiste, li combatteremo. Perché quello che si appresta a nascere – ad eccezione del reddito di cittadinanza – ha in sé tutti gli elementi di un governo di destra socio-securitario. Sarà un’opposizione seria se toglierà dal tavolo i pregiudizi e se, per una volta, smetterà di ridicolizzare: l’opposizione va fatta sui provvedimenti.
Da questa parte di campo, abbiamo una casa da costruire e soprattutto dovremmo imparare dagli errori commessi. Ad esempio viene criticata la virata antieuropeista, legittimo. Ma noi eravamo quelli che toglievano le bandiere europee al referendum. Allora, credo in primis dovremmo sgomberare il tavolo dalle ambiguità. Che il nostro popolo non ci ha perdonato. E quando lo guardo e lo ascolto avverto il disagio di rappresentare un partito che ha perso la bandiera della speranza: abbiamo la responsabilità di aver ridotto questa comunità ad amministrare interessi particolari. Senza arretrare, facciamoci carico di chi lì fuori è in rivolta con un progetto da fondare: quel Pd che Romano Prodi e Walter Veltroni hanno immaginato e che non è mai nato. In tanti lo vogliono e lo aspettano ancora.
Senza giri di parole, oltre ad essere di sinistra sui diritti, vogliamo essere di sinistra anche sul lavoro? Non vorrei battermi nel partito delle élite, ma per coloro come gli operai dell’Ilva per dire che un lavoro in cui si perde la vita è una vergogna. La globalizzazione, lì fuori, ci sta mettendo a dura prova: ci andiamo con una massa ed un leader – sappiamo i danni che in passato sono stati commessi – oppure come una comunità ed una sua rappresentanza? Sceglierei quest’ultima, iniziando a costruire un vasto fronte sociale che va dal partito plurale alle organizzazioni sindacali e sociali. Anziché mangiare pop corn. Sarebbe un errore, se questo campo dovesse dar vita alla ennesima scissione dell’atomo.
Ne ho parlato questa mattina, in uno scambio di tweet con Carlo Calenda. Andiamo perché – qui è il caso di dirlo – non abbiamo l’arroganza di scrivere la storia, ma abbiamo una storia da continuare. La tanto acclamata bufera del governo populista non è arrivata e stamattina il sole è sorto di nuovo. Mettiamoci a lavoro: buona fortuna.
@CarloCalenda mettiamoci al lavoro per costruire un’alternativa plurale, europeista e di sinistra
— Nicholas Ferrante (@Nich_Ferrante) 24 maggio 2018