Giuseppe Ferrando, capo della procura che indaga sul disastro ferroviario di mercoledì sera in Piemonte, ha spiegato dopo l'interrogatorio dell'autista lituano: "La cabina è passata, mentre la sbarra del passaggio a livello si è incastrata tra il rimorchio e la cabina stessa. Se fosse rimasta sollevata avrebbe inviato un alert al treno, che avrebbe potuto frenato in anticipo"
La colonna che blocca la strada, il tir diretto a Foglizzo che occupa i binari tra le stazioni di Rodallo e Caluso sulla linea Chivasso-Aosta e le sbarre del passaggio a livello che si abbassano, incastrandosi tra la motrice e il carico, poco prima dell’arrivo del treno regionale. Poi l’impatto e il deragliamento di tre carrozze. Due morti, 23 feriti e un mucchio di interrogativi sui quali indaga la procura di Ivrea. Con una parole chiave: comunicazioni. Perché c’è tutto l’iter delle autorizzazioni richieste o meno dalla ditta che si occupava del trasporto eccezionale, partito dalla Repubblica Ceca e diretto a pochi chilometri dal luogo dell’impatto.
Poche le certezze, al momento, oltre al conteggio di vittime e feriti (alcuni in gravi ma in condizioni stabili) e all’autista lituano Darius Zujis indagato per disastro ferroviario. Di certo, c’è un video pubblicato in esclusiva da Mediaset a dimostrarlo, il tir non ha “sfondato le barriere”, come aveva riferito Rfi, gestore dei binari. “Il punto cruciale da chiarire sono le comunicazioni fatte o non fatte dalla ditta che si occupa delle scorte con la polizia stradale, le Ferrovie, l’Anas e tutti i soggetti che sono chiamati ad organizzare il passaggio di un transito eccezionale”, ha spiegato il procuratore di Ivrea, Giuseppe Ferrando, dopo aver interrogato Zujis per due ore.
“Nel suo racconto – ha aggiunto il procuratore di Ivrea confermando quando comunicato dal legale del trasportatore – ha spiegato che seguiva passo passo quello che gli dicevano le tre auto di scorta che gli davano tutte le indicazioni del percorso, quindi aveva un percorso obbligato e il trasporto era eccezionalmente largo”. Inoltre, ha proseguito Ferrando, “ha detto che quando il semaforo è diventato rosso e ha sentito il suono non è riuscito a fare retromarcia“. Così, “la cabina è passata, mentre la sbarra del passaggio a livello si è incastrata tra il rimorchio e la cabina stessa. Se fosse rimasta sollevata avrebbe inviato un alert al treno, che avrebbe potuto frenato in anticipo”.
Da qui si riparte: tutti gli attori in campo erano stati informarti di quel passaggio e, soprattutto, da quel punto? Nel pomeriggio Anas ha spiegato il trasportatore non ha adempiuto all’impegno contenuto nella documentazione allegata alla domanda di trasporto eccezionale presentata l’8 maggio scorso, con la quale aveva espressamente dichiarato di “non impegnare attraversamenti di passaggi a livello con linee aeree elettrificate lungo le strade di competenza, oppure di essere in possesso dell’autorizzazione, che rilascia il gestore della rete ferroviaria“. Le altre inadempienze – spiega sempre Anas – riguardano il mancato invio da parte del trasportatore del preavviso di transito e della conseguente “annotazione di inizio viaggio”, tramite il portale Anas “TEweb”. È in quel “oppure” che si nasconde un’eventuale coinvolgimento di altri attori: cioè se anche Ferrovie aveva o meno dato l’autorizzazione al passaggio in quel punto e in quel preciso momento.