L’inceneritore di Case Passerini, vicino a Sesto Fiorentino, non si farà. A bloccare l’autorizzazione per la costruzione dell’opera di combustione dei rifiuti è stato il Consiglio di Stato che nella mattinata di giovedì ha confermato la sentenza del Tar toscano del novembre 2016. La decisione dei giudici amministrativi “mette la parola fine al termovalorizzatore di Case Passerini” ha esultato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, contrario all’opera diversamente dalla maggioranza targata Pd che lo sostiene in consiglio. Proprio quei dem che da dieci anni, erano ancora i tempi di Matteo Renzi alla guida della Provincia, considerano strategica quella struttura nella politica regionale sui rifiuti. La sentenza del Consiglio di Stato è una vittoria per i comitati civici e ambientalisti (Wwf, Italia Nostra, Forum ambientalista) e i Comuni di Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino contro il Comune di Firenze che aveva puntato sull’inceneritore come un’opera strategica per le politiche sui rifiuti.
Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza con cui il Tar della Toscana, un anno e mezzo, fa aveva accolto i ricorsi dei comitati e bocciato l’autorizzazione rilasciata il 23 novembre 2015 dalla Città Metropolitana di Firenze sulla costruzione nella Piana fiorentina. In quell’occasione i giudici amministrativi avevano dato il via alla location e respinto i rilievi di impatto ambientale sull’inquinamento dell’opera ma allo stesso tempo avevano cancellato l’autorizzazione di costruzione dell’inceneritore perché quest’ultima avrebbe dovuto rispettare le previsioni iniziali, ovvero la realizzazione di un parco nell’area della Piana fiorentina come compensazione dell’opera. In quell’occasione però l’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni aveva escluso la possibilità di una nuova autorizzazione: “Ci vorrebbero altri cinque anni”, aveva detto.
La sentenza è stata accolta con grande entusiasmo dai sindaci dei Comuni più interessati all’area, ovvero Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio. “Una splendida notizia per i cittadini della Piana, una vittoria per chi come noi ha creduto fin dall’inizio che si potesse scrivere una storia diversa – ha commentato a caldo il primo cittadino di Sesto, Lorenzo Falchi (Sinistra Italiana) – Da cittadino impegnato in politica sono felice per questo esito, ma da amministratore non posso nascondere il rammarico per essere arrivati a questo risultato per via giudiziaria, quando sarebbe toccato alla politica dare risposte”. E proprio a Sesto Fiorentino l’affaire inceneritore tre anni fa portò alla sfiducia dell’allora sindaca renziana Sara Biagiotti da parte del consiglio comunale composto per la maggioranza da consiglieri Pd anti-grandi opere. Ancora dentro il Partito Democratico, ma fortemente critico nei confronti della dirigenza regionale e nazionale, è invece Emiliano Fossi che oggi gioisce: “Questa è la più importante vittoria dell’amministrazione comunale in questi 5 anni di Governo che pone la pietra tombale su un’opera ormai superata e obsoleta”. Fossi e Falchi sono due dei sette sindaci (insieme a quelli di Prato, Calenzano, Carmignano, Poggio a Caiano e Signa) che a marzo hanno fatto ricorso al Tar contro l’altra grande opera su cui punta da molto tempo il Comune di Firenze, ovvero l’ampliamento dell’aeroporto di Peretola.
Il verdetto dei giudici amministrativi arriva in un momento di forti tensioni all’interno del Pd e del governo regionale proprio sul tema dei rifiuti. Dieci giorni fa, infatti, ha destato molto stupore la notizia della presentazione di due proposte di legge per promuovere “l’economia circolare” e lo “sviluppo sostenibile” da parte di Monia Monni, vicecapogruppo Pd in consiglio regionale. A Firenze infatti l’inceneritore è stato considerato per circa dieci anni (da quando Matteo Renzi ricopriva la carica di presidente della Provincia) una delle opere strategiche più importanti per le politiche dei rifiuti. “Smettiamola con il tifo da stadio – ha detto Monni a Repubblica Firenze – dobbiamo vedere il nuovo sistema di smaltimento sotto una nuova luce”. Così molti hanno interpretato questa mossa della consigliera dem come un passo indietro su Case Passerini ma il sindaco di Firenze Dario Nardella ha bloccato tutti: “Che c’azzecca l’economia circolare con l’inceneritore?”. Oggi comunque il Consiglio di Stato non ha dato scelta a Regione Toscana e Comune di Firenze: l’inceneritore non si farà.
Mercoledì, intanto, il governatore Rossi ha presentato il piano sui rifiuti dei prossimi cinque anni connotato da una forte svolta ambientalista: portare la raccolta differenziata dal 50% di oggi al 70%, ridurre a un terzo il conferimento dei rifiuti in discarica (dal 36 al 10%) e non superare il 15% di smaltimento negli inceneritori regionali. La risoluzione del Pd è stata votata anche da M5S, Sinistra Italiana e Mdp. Ma è proprio sulla questione dell’inceneritore di Case Passerini che potrebbe scoppiare una nuova crisi politica tutta interna al centrosinistra: secondo il Corriere Fiorentino a traballare sarebbe proprio la poltrona dell’assessore all’Ambiente Fratoni (Pd) stretta nella morsa del niet di Rossi sull’opera e le posizioni da sempre favorevoli del suo partito. La sentenza del Consiglio di Stato potrebbe salvarla in extremis.
Ambiente & Veleni
Toscana, il Consiglio di Stato dice no a inceneritore di Case Passerini. Sconfitta la politica del Pd fiorentino sull’opera
Confermata la sentenza con cui il Tar, un anno e mezzo, fa aveva accolto i ricorsi dei comitati e bocciato l’autorizzazione rilasciata il 23 novembre 2015 dalla Città Metropolitana di Firenze sulla costruzione nella Piana fiorentina. Vittoria anche per i Comuni di Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino contro il Comune di Firenze, che aveva puntato sulla struttura come un’opera strategica per le politiche sui rifiuti
L’inceneritore di Case Passerini, vicino a Sesto Fiorentino, non si farà. A bloccare l’autorizzazione per la costruzione dell’opera di combustione dei rifiuti è stato il Consiglio di Stato che nella mattinata di giovedì ha confermato la sentenza del Tar toscano del novembre 2016. La decisione dei giudici amministrativi “mette la parola fine al termovalorizzatore di Case Passerini” ha esultato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, contrario all’opera diversamente dalla maggioranza targata Pd che lo sostiene in consiglio. Proprio quei dem che da dieci anni, erano ancora i tempi di Matteo Renzi alla guida della Provincia, considerano strategica quella struttura nella politica regionale sui rifiuti. La sentenza del Consiglio di Stato è una vittoria per i comitati civici e ambientalisti (Wwf, Italia Nostra, Forum ambientalista) e i Comuni di Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino contro il Comune di Firenze che aveva puntato sull’inceneritore come un’opera strategica per le politiche sui rifiuti.
Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza con cui il Tar della Toscana, un anno e mezzo, fa aveva accolto i ricorsi dei comitati e bocciato l’autorizzazione rilasciata il 23 novembre 2015 dalla Città Metropolitana di Firenze sulla costruzione nella Piana fiorentina. In quell’occasione i giudici amministrativi avevano dato il via alla location e respinto i rilievi di impatto ambientale sull’inquinamento dell’opera ma allo stesso tempo avevano cancellato l’autorizzazione di costruzione dell’inceneritore perché quest’ultima avrebbe dovuto rispettare le previsioni iniziali, ovvero la realizzazione di un parco nell’area della Piana fiorentina come compensazione dell’opera. In quell’occasione però l’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni aveva escluso la possibilità di una nuova autorizzazione: “Ci vorrebbero altri cinque anni”, aveva detto.
La sentenza è stata accolta con grande entusiasmo dai sindaci dei Comuni più interessati all’area, ovvero Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio. “Una splendida notizia per i cittadini della Piana, una vittoria per chi come noi ha creduto fin dall’inizio che si potesse scrivere una storia diversa – ha commentato a caldo il primo cittadino di Sesto, Lorenzo Falchi (Sinistra Italiana) – Da cittadino impegnato in politica sono felice per questo esito, ma da amministratore non posso nascondere il rammarico per essere arrivati a questo risultato per via giudiziaria, quando sarebbe toccato alla politica dare risposte”. E proprio a Sesto Fiorentino l’affaire inceneritore tre anni fa portò alla sfiducia dell’allora sindaca renziana Sara Biagiotti da parte del consiglio comunale composto per la maggioranza da consiglieri Pd anti-grandi opere. Ancora dentro il Partito Democratico, ma fortemente critico nei confronti della dirigenza regionale e nazionale, è invece Emiliano Fossi che oggi gioisce: “Questa è la più importante vittoria dell’amministrazione comunale in questi 5 anni di Governo che pone la pietra tombale su un’opera ormai superata e obsoleta”. Fossi e Falchi sono due dei sette sindaci (insieme a quelli di Prato, Calenzano, Carmignano, Poggio a Caiano e Signa) che a marzo hanno fatto ricorso al Tar contro l’altra grande opera su cui punta da molto tempo il Comune di Firenze, ovvero l’ampliamento dell’aeroporto di Peretola.
Il verdetto dei giudici amministrativi arriva in un momento di forti tensioni all’interno del Pd e del governo regionale proprio sul tema dei rifiuti. Dieci giorni fa, infatti, ha destato molto stupore la notizia della presentazione di due proposte di legge per promuovere “l’economia circolare” e lo “sviluppo sostenibile” da parte di Monia Monni, vicecapogruppo Pd in consiglio regionale. A Firenze infatti l’inceneritore è stato considerato per circa dieci anni (da quando Matteo Renzi ricopriva la carica di presidente della Provincia) una delle opere strategiche più importanti per le politiche dei rifiuti. “Smettiamola con il tifo da stadio – ha detto Monni a Repubblica Firenze – dobbiamo vedere il nuovo sistema di smaltimento sotto una nuova luce”. Così molti hanno interpretato questa mossa della consigliera dem come un passo indietro su Case Passerini ma il sindaco di Firenze Dario Nardella ha bloccato tutti: “Che c’azzecca l’economia circolare con l’inceneritore?”. Oggi comunque il Consiglio di Stato non ha dato scelta a Regione Toscana e Comune di Firenze: l’inceneritore non si farà.
Mercoledì, intanto, il governatore Rossi ha presentato il piano sui rifiuti dei prossimi cinque anni connotato da una forte svolta ambientalista: portare la raccolta differenziata dal 50% di oggi al 70%, ridurre a un terzo il conferimento dei rifiuti in discarica (dal 36 al 10%) e non superare il 15% di smaltimento negli inceneritori regionali. La risoluzione del Pd è stata votata anche da M5S, Sinistra Italiana e Mdp. Ma è proprio sulla questione dell’inceneritore di Case Passerini che potrebbe scoppiare una nuova crisi politica tutta interna al centrosinistra: secondo il Corriere Fiorentino a traballare sarebbe proprio la poltrona dell’assessore all’Ambiente Fratoni (Pd) stretta nella morsa del niet di Rossi sull’opera e le posizioni da sempre favorevoli del suo partito. La sentenza del Consiglio di Stato potrebbe salvarla in extremis.
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La Camera respinge la sfiducia a Santanchè: “Sulle dimissioni rifletterò”. Conte: “Siete responsabili di un disastro morale”. Schlein: “Meloni ancora in fuga”
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Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Le Idf e lo Shin Bet hanno sventato un piano terroristico che prevedeva l'uso di una bomba da 100 kg a Kabatiya, in Cisgiordania. Lo ha reso noto l'Idf, aggiungendo che nel corso dell'operazione, i soldati hanno perquisito decine di siti, arrestato 15 terroristi, localizzato armi e smantellato esplosivi.
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