MEKTOUB MY LOVE: CANTO UNO di Abdellatif Kechiche. Con Shaine Boumedine, Ophelie Bau, Hafsia Herzi. Durata: 175’ Voto: 4/5 (DT)
Datemi un culo di donna e vi mostrerò il mondo. Estate 1994, Sete, Sud della Francia. Amin, ragazzo di origine tunisina con la passione per la fotografia, abbandona l’università di Parigi. In attesa di riscontri per una sceneggiatura che ha scritto torna a trovare amici e parenti. Lo attendono Toni il cugino sciupafemmine che abborda tutte le ragazze della spiaggia; l’amica del cuore Ophelie, pastorella formosa e disinibita che flirta con Toni pur avendo un compagno militare in guerra; due nuove giovani ragazze di Nizza in vacanza che legheranno subito con i protagonisti. Il tutto immerso in un microcosmo tunisino in terra francese, simile a quello di Cous cous, fatto di ristoranti, bar, zii libidinosi, madri e zie single fiere e risolute. Rutilante e ammaliante coming-of-age che fin dalla prima inquadratura mostra un tourbillon di corpi, baci, amplessi, cibo nutriente e sugoso, sfidando l’occhio spettatoriale ad una versione disinibita, nuda e carnale della crescita e dell’affermarsi della vita, senza però scivolare nel volgare e nel perverso.
Macchina da presa in continuo movimento, quasi a mimetizzarsi tra braccia, gambe, visi degli interpreti, naturalezza e immediatezza dello sguardo, Kechiche ha come un bisogno ancestrale di rimanere per tanti minuti a seguire uno scambio concitato di battute tra parecchi personaggi, a inseguire i ragazzi che fanno il bagno o che scherzano sulla battigia, o ancora che ballano scatenati e felici in una discoteca con i successi tecno anni novanta. Tre ore piene di cinema che non concedono respiro, giocano sull’accumulo di erotismo e familiarità di seni e natiche femminili, sfornano personaggi importanti al fine del racconto senza mai dimenticarli per strada. Dal regista Palma d’Oro a Cannes nel 2013 per La Vita di Adele. Il Canto Due pare già pronto, il Tre ancora produttivamente da preparare.