“Governo M5s-Lega? Mi fa sorridere tutta questa paura sull’ipotesi che Paolo Savona possa essere ministro, sia perché Savona è una persona competente, sia perché forse farebbe tanto comodo a un governo che è maggiormente in quota grillina e quindi formato soprattutto da esordienti”. Sono le parole pronunciate a Otto e Mezzo (La7) dal giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, che aggiunge: “Giuseppe Conte deve tenere insieme due anime che sono diverse ed è di fronte a una sfida assolutamente difficile. Questo ostentato anti-europeismo di Salvini sa molto di campagna elettorale e di poca concretezza. Critico anche questa continua enfasi da parte di Luigi Di Maio che insiste sulla durata di 5 anni del governo e sullo riscrivere la storia. In realtà, è un governo che mette insieme due forze che sono molto meno simili di quanto oggi vogliano far credere agli italiani. Vogliono mettere come ministro della Giustizia Alfonso Bonafede” – continua – “che, secondo Mulè di Forza Italia, ha una idea giacobina di giustizia. A quel punto, Salvini avrebbe il coraggio di accettare quello che vogliono fare i “giustizialisti grillini”, a costo di distruggere l’alleanza col centrodestra? E sul conflitto d’interessi quanto si può spingere il M5S? E se si fa, la flat tax, si fa anche il reddito di cittadinanza? E’ un equilibrio estremamente sottile”. E sottolinea: “Insisto nel dire che sia decisivo Salvini. A oggi non ha minimamente strappato con Berlusconi, benché siano ai ferri corti, ma anche lui sta aspettando cosa succede. Io non credo che Salvini abbia il coraggio di strappare con l’ex Cavaliere, a meno che non sia convinto che, da qui a un anno, sarà indipendente e raggiungerà il 30%”. Scanzi, poi, analizza la situazione nel centrodestra: “Credo che al suo interno ci siano due istanze. Da una parte, c’è il desiderio sempre più radicato di Salvini di applicare su scala nazionale quello che è successo in Val d’Aosta, cioè correre da solo il prima possibile. Poi, al limite ci saranno la Meloni e qualche paggetto, ma lui vuole andare da solo. Dall’altra parte, rimangono i moderati, cioè i berluscones. E con chi vanno? In questo senso”- spiega -“trovo interessante quello che si scrive in queste ore, anche sul Fatto Quotidiano. Renzi, più prima che poi, sta pensando di fare un suo partito moderato à la Macron o à la Macroncino, magari da presentare alla Leopolda. E, a quel punto, noi avremo una forza di centro che in qualche modo ingloberebbe i renziani e i berlusconiani a trazione moderata, come la Carfagna e la Gelmini. Salvini, così, sarebbe libero di andare dove vuole. Ovviamente non è qualcosa che potrebbe succedere in una settimana, ma richiederebbe qualche mese”
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