“Non nel mio cognome”. Giovanni Pirandello, pronipote di Luigi, premio Nobel per la letteratura nel 1934 e tra i più grandi scrittori del Novecento, non ci sta. I manifesti di Casapound Italia con il volto del suo celebre bisnonno – manifesti che annunciavano la presentazione, nei giorni scorsi, di un libro – “Luigi Pirandello. Una biografia politica” – con l’autrice Ada Fichera, e Carlomanno Adinolfi di Casapound Italia proprio presso la sede del partito della tartaruga frecciata – non sono andati giù agli eredi di Luigi Pirandello.
“Diffidiamo il partito politico CasaPound dall’utilizzo dell’immagine dello scrittore per pubblicizzare qualsiasi tipo di evento o manifestazione che organizza e promuove”, spiegano i famigliari in una nota. “Siamo tre generazioni, dai dieci ai settant’anni”, dice Giovanni a IlFatto.it nella Casa Museo di Luigi Pirandello, l’ultima dimora dove lo scrittore è morto il 10 dicembre 1936. “Mi immagino i miei figli e i miei nipoti sentirsi dire: ah, tuo nonno era fascista!”.
I manifesti sono comparsi a via dei Colli Portuensi, a Santa Maria Liberatrice, al centro di Roma e in periferia. E naturalmente si trovano anche a via Napoleone III, a due passi dalla stazione Termini, sotto alla sede occupata di Casapound Italia.
“Riteniamo di doverne preservare l’immagine e il pensiero di fronte a qualunque tipo di strumentalizzazione politica. L’adesione del premio Nobel al Partito Nazionale Fascista, infatti, può essere compresa solo nel contesto culturale in cui si verificò e non si spiega, comunque, in ragione dell’assenso dell’autore a idee di estrema destra”.
“È vero che Pirandello si è iscritto al Partito Nazionale Fascista”, spiega Annamaria Casablanca, presidente dell’Istituto di Studi Pirandelliani. “Ma la sua opera non ha nulla che lo comprometta con il regime. L’Istituto che io presiedo si propone di tutelare l’immagine e la divulgazione corretta dell’opera di Pirandello: bisogna fare studi rigorosamente scientifici, non strumentalizzazione”.