Lavoro & Precari

Sciopero dei rider, è la prima volta ma Cgil da sola: “Ora alfabetizzazione sindacale”

Astensione organizzata a una settimana dall’incidente che è costato a un fattorino in motorino di Just Eat l’amputazione di mezza gamba. Adesione bassa. L'iniziativa non ha avuto l’appoggio di Deliverance Milano e neanche di Cisl e Uil

“Se noi non lo avessimo proclamato, in questi giorni non si sarebbe parlato così tanto delle condizioni dei rider”. È soprattutto questo, più che le adesioni, il risultato che Luca Stanzione, segretario generale della Filt-Cgil di Milano, può rivendicare riguardo allo sciopero dei freelance delle consegne di cibo a domicilio. È il primo sciopero di questo tipo in Italia: la Cgil milanese lo ha organizzato a una settimana dall’incidente che è costato a un fattorino in motorino di Just Eat, Francesco Iennaco di 28 anni, l’amputazione di mezza gamba. Tre gli obiettivi principali dell’iniziativa: “Chiediamo che si apra immediatamente un tavolo di trattativa con le aziende – elenca Stanzione al presidio in piazza XXIV Maggio – che le aziende accettino di fare interventi e investimenti per la sicurezza dei lavoratori e che il legislatore intervenga predisponendo una legge che stabilisca le regole per chi lavora per le piattaforme web”.

Gente che macina chilometri in bici o in motorino per essere spesso pagato a cottimo, in base alle consegne effettuate. Con scarsissime tutele in caso di infortunio e sotto il controllo di un algoritmo che se non dai la disponibilità un giorno ti toglie punti e – di conseguenza – il numero di turni che puoi fare in futuro: “A me è successo dopo il primo maggio, quando avevo deciso di non loggarmi all’app – racconta Enrico, 28 anni e divisa di Deliveroo indosso -. La mia affidabilità è scesa del 15%”. Insieme a lui in piazza XXIV Maggio ci sono appena una manciata di altri rider. E in effetti, nonostante le rassicurazioni di Stanzione (“da quello che ci riferiscono alcuni nostri iscritti, riteniamo che l’adesione ci sia stata e sia stata alta”), l’impressione è che in quanto ad astensioni dal lavoro ci si aspettasse di più. “Il primo maggio – racconta un rider di Deliveroo contattato al telefono da ilfattoquotidiano.it – c’erano diversi turni liberi per la sera, tanto che l’azienda aveva messo un bonus per spingere a lavorare. Oggi questo non è successo”.

Alle adesioni non ha certo contribuito il fatto che lo sciopero sia stato proclamato dalla solo Cgil, senza Cisl, Uil e altri sindacati. O che il fronte della protesta non sia per nulla unito, visto che l’iniziativa della Cgil non ha avuto l’appoggio di Deliverance Milano, il collettivo che sinora è stato più attivo in città nelle iniziative a favore dei rider e che, il suo presidio, lo ha organizzato due giorni fa davanti a Palazzo Marino. Ma la questione adesioni, per Stanzione, non è nemmeno così rilevante: “Se pensiamo di valutare lo sciopero di oggi con le lenti che si usano per uno sciopero tradizionale, facciamo un errore”. Questa volta, in sostanza, non si è di fronte a una categoria ben definita di lavoratori dipendenti, ma a una moltitudine di persone che si sono dati alla vita da rider per motivi diversi: “La maggior parte di loro sono immigrati o persone espulse dal mondo del lavoro – sostiene Stanzione -. Fanno questo lavoro nel tentativo di costruire un reddito”. Ma oltre a loro ci sono anche giovani studenti, “una minoranza” ritiene il sindacalista, per i quali fare consegne a domicilio è solo un lavoretto. Ragazzi che spesso, sui propri diritti, non si sono fatti nemmeno troppe domande. Motivo per cui, dice Stanzione, è importante andare avanti con un lavoro di alfabetizzazione: “A uno dei rider che ho incontrato in questi giorni ho chiesto ‘se ti ammali che succede?’. E lui, senza capire il senso della domanda, mi ha risposto ‘nulla’. Lo sciopero di oggi non è la nostra prima iniziativa. Tre giorni prima del grave incidente al rider di Just Eat, avevamo lanciato una campagna di alfabetizzazione sindacale. E nei mesi scorsi abbiano ottenuto l’inserimento della figura del rider nel contratto nazionale, in modo che le aziende non possano più dire che non ci sono forme contrattuali adeguate”.

Intanto dal punto di vista della politica qualcosa si muove. A Palazzo Marino nei giorni scorsi è stata approvata all’unanimità un ordine del giorno, presentato da Milano progressista, che chiede al Comune e alla Regione di “agire di concerto e con pieno spirito collaborativo al fine di ottenere migliori condizioni di lavoro per i rider e, in generale, per tutti i lavoratori impiegati nei settori di forte innovazione la cui normazione non è pienamente contemplata e tutelata dal quadro normativo”. Oggi, al presidio in pazza XXIV Maggio, sono passati alcuni consiglieri comunali, come Elena Buscemi e David Gentili del Pd, Anita Pirovano di Milano progressista. E il segretario del Pd Maurizio Martina ha partecipato a un incontro all’Arci Bellezza in cui sono stati presentati i risultati di un’indagine campionaria realizzata dai Giovani democratici sui circa 3mila rider attivi in città: “Un lavoro – ritiene Martina – utile per provare a immaginare quali nuovi tutele e diritti costruire per questi nuovi lavori”.

@gigi_gno

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