Gestivano illegalmente la compravendita dei loculi al cimitero di San Martino delle Scale, a Palermo. Un vero e proprio “cimitero degli orrori” quello scoperto dai carabinieri, che hanno arrestato quattro persone e sottoposto una quinta al divieto di dimora nel comune di Monreale con obbligo di firma alla polizia giudiziaria. Per tutti l’accusa è di avere fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa, falsità in atti pubblici commesse da privati, falsità in certificazioni, violazione di sepolcro, vilipendio delle tombe, vilipendio di cadavere, occultamento di cadavere, distruzione, soppressione e sottrazione di cadavere. Tra le persone indagate c’è anche don Michele Musumeci, ex parrocco di San Martino delle Scale mentre in manette sono finiti Giovanni Messina, 70 anni, i due omonimmi Salvatore Messina di 38 e 24 anni, Antonino Campanella, 33 anni, Erminia Morini, 74 anni. Alcune aree del cimitero sono state poste sotto sequestro.

Le indagini dei carabinieri di Monreale, coordinate dalla procura di Palermo, sono nate da alcune denunce sulla gestione del cimitero e hanno permesso di far luce su una organizzazione criminale che, negli ultimi anni, si era di fatto sostituita, “in maniera del tutto abusiva” – sottolineano gli investigatori – ai benedettini appunto nella gestione del cimitero. Quello ricostruito dall’inchiesta è “programma criminoso- scrivono gli investigatori – costituito dal mantenere il cimitero, ormai saturo da anni, in condizione di perenne diponibilità onde ricevere ad libitum nuove immissioni di feretri al fine di percepire indebitamente il corrispettivo versato per le sepolture e i servizi funerari”.  La richiesta per ogni sepoltura era di cinquemila euro e lo spazio veniva trovato violando loculi già occupati e procedendo a estumulazioni del tutto illegittime. Una compravendita che faceva leva soprattutto su quelle persone che non trovavano spazio per i propri defunti nei cimiteri di Palermo. 

Don Michele Musumeci, secondo quanto emerge dalla denuncia presentata nel 2015 dall’abbate pro tempore dell’Abbazia benedettina di San Martino Paluzzi, si sarebbe reso complice, insieme a Giovanni Messina, di un tentativo di estorsione ai danni di una donna alla quale il parroco avrebbe chiesto 5mila euro per rinnovare la concessione di due loculi acquistati in passato dal fratello della donna. “Anche il signor Messina deve mangiare” sarebbe stata la giustificazione data dal parroco alla sua richiesta. La donna si sarebbe rifiutata di pagare arrivando, alla fine di una trattativa, ad accordarsi per la somma di 1600 euro: 400 dati in contanti a don Michele e 650 a Giovanni Messina. I restanti 550 sarebbero stati richieste da Messina alla donna come condizione per poter usufruire del loculo e dar corso alla sepoltura al momento della morte del fratello della donna avvenuta circa un anno dopo.

Il modus operandi della banda era sempre lo stesso: creavano contratti di acquisto, cessione o rinnovo della concessione dei loculi e delle tombe gentilizie, all’occorrenza falsificati, individuavano tombe e loculi occupati da salme da potere spostare senza correre il rischio che parenti e prossimi congiunti ne rivendicassero la titolarità.  Disattivavano poi il servizio di videosorveglianza prima di effettuare qualsiasi intervento e poi svuotavano le tombe occupate, procedendo all’estumalazione, occultamento e distruzione delle salme. Alcune venivano spostati in altri loculi, altri gettati intercapedini ricavate con costruzioni abusive per poi essere coperte da materiale cementizio al fine di non lasciarne traccia. Chi tornava al cimitero per avere informazioni sul luogo di sepoltura del proprio parente veniva minacciato.

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