Il tetto di vetro, quella barriera invisibile ma solida che sbarra alle donne le posizioni di potere, continua a incrinarsi. Succede ogni volta che una professionista ci va a sbattere contro con la testa. Nel 2018 è tutto un proliferarsi di tentativi di mandarlo in pezzi. L’ultimo è quello di Stacey Cunningham, 43 anni, alla quale è stata affidata la guida del New York Stock Exchange, monopolio maschile per 226 anni.
Naturalmente Stacey Cunningham ce l’ha fatta perché non aveva rivali, nessuno possedeva le sue qualità ed esperienza nel settore, era la donna giusta per il posto giusto al momento giusto. Il suo è infatti un curriculum sui generis, proprio ciò di cui il Nyse ha bisogno durante una fase di transizione come questa, verso una ristrutturazione tecnologica che sia in grado di far funzionare le transazioni globalmente e in tempo reale. Cunningham è stata un’accanita sostenitrice dell’innovazione tecnologica perché ha una visione ben chiara di come il sistema telematico del futuro debba funzionare.
Ma torniamo al curriculum, a metà carriera ha lasciato la borsa per un corso di culinaria ed è finita per sei settimane nella cucina di un ristorante newyorkese. Lì si è accorta delle similitudini tra piazza affari e le cucine dei ristoranti. La tensione, lo stress si manifestano in comportamenti aggressivi da parte del personale, inaccettabili in qualsiasi altro luogo di lavoro, ma nessuno se la prende, tutti sanno che una volta terminato il turno di lavoro non ci sarà traccia di alcun risentimento. Per poter lavorare in questi ambienti ci vuole una certa personalità e sicuramente Stacey Cunningham la possiede.
Discorso analogo vale per altre donne che sono riuscite ad arrivare in cima a professioni prettamente maschili, come nello sport. Fatma Samoura, 54 anni, nominata segretario generale di Fifa, non solo è una donna ma è anche di colore; la sua elezione, infatti, ha lasciato molte bocche di stucco. Ma anche lei aveva il profilo giusto e non c’era una latro candidato al suo livello. Con più di 20 anni all’Onu – gestendo grossi progetti anche in termini di finanziamenti e che richiedevano un alto numero di personale – Samoura porta alla Fifa un valore aggiunto prezioso.
Sempre in America un’altra donna, Becky Hammon, è in lizza per diventare allenatrice di una squadra di basketball della National baskeball association (Nba), i San Antonio Spurs. Chi la conosce sostiene che è la migliore, che sia donna è irrilevante poiché ciò che conta è l’abilità, la professionalità e il carisma. Poi c’è Gina Haspel, confermata capo della Cia. Con un curriculum solido nella lotta contro il terrorismo dall’11 settembre, Haspel anche non aveva rivali.
Che cosa hanno in comune queste donne? Sono tutte professioniste nel loro settore e tutte hanno il profilo giusto per svolgere lavori di grande responsabilità. Ma non è la prima volta che ciò avviene, anche in passato ci sono state donne come loro eppure non ce l’hanno fatta a ricoprire posizioni tanto importanti. Ciò che è cambiato oggi è l’atteggiamento del mondo del lavoro nei confronti del “gentil sesso”, ci si è resi conto che non è possibile ignorare la legge dei grandi numeri, includere le donne tra i potenziali candidati per lavori di grande responsabilità aumenta le probabilità di trovare un asso, un individuo eccezionale, migliore degli altri per quella posizione.
Secondo la filosofa Mary Beard – autrice di un nuovo libro Women and Power: A Manifesto – la strada da percorrere è lunga. Le donne sono state escluse dal potere per migliaia di anni a causa di un radicato sentimento misogino. Prendi la testa di Medusa decapitata e dai capelli a serpente nella mitologia greca – vista da Sigmund Freud come una figura castratrice. Questa immagine è stata usata recentemente per demonizzare Theresa May, Angela Merkel e – nella campagna presidenziale del 2016 – Hillary Clinton, ritratta proprio come Medusa con Donald Trump che tiene in alto la sua testa mozzata. Il messaggio? Che il modo migliore per mettere a tacere una donna che non sa stare a suo posto è ucciderla. Beard analizza anche un passaggio di Omero nell’Odissea in cui il figlio di Penelope, Telemaco, le dice di stare zitta e tornare a filare e tessere perché il linguaggio è “il business degli uomini”. Donne uccise e mute e uomini come aggressori. Ecco di cosa dobbiamo liberarci.
Stiamo dunque assistendo a un cambiamento culturale epocale, che sta cancellando millenni di preconcetti ma anche immagini di un passato a noi molto vicino dove le donne facevano le massaie e gli uomini andavano a lavorare. Parliamo del mito americano degli anni Cinquanta, immortalato nei film di Doris Day dove la moglie con il grembiulino e l’aspirapolvere in mano salutava il marito che andava in ufficio sulla porta di una casa a schiera, identica a quelle di tutto il vicinato. Stiamo facendo un grande balzo non solo in termini di eguaglianza tra i sessi ma per la meritocrazia e lo stiamo facendo non da sole ma insieme, donne e uomini. Possiamo sperare, dunque, che le nuove generazioni produrranno un mondo migliore. Ed ecco finalmente una bella notizia!