Dovevano giurare lunedì mattina al Quirinale. Erano pronti per dare vita al primo governo M5s-Lega della storia repubblicana. Ma la decisione del capo dello Stato di non accettare il nome di Paolo Savona al dicastero del Tesoro (posta come un aut aut da Matteo Salvini e Luigi Di Maio) ha fatto naufragare le trattative. Ora il leader del Movimento 5 stelle ha pubblicato la lista integrale della squadra dell’esecutivo presentata dal premier incaricato Giuseppe Conte a Mattarella. Un esecutivo che – a conti fatti – non vedrà mai la luce. Questi sono i numeri complessivi: 17 ministri in totale (di cui solo 5 donne), 9 in quota pentastellata (forza maggioritaria del “governo mancato”) e 7 per il Carroccio, più l’ambasciatore outsider Luca Giansanti scelto per la Farnesina.
I ruoli dei due leader – Si doveva chiamare “ministero dello Sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali” il super-dicastero voluto per sé da Luigi Di Maio. Un accorpamento fra i due ministeri tradizionali Lavoro e Sviluppo, oggetto di controversie fra i giuslavoristi e a lungo chiesto dal capo politico pentastellato durante le trattative con la Lega. In cambio, Matteo Salvini aveva strappato la casella del ministero dell’Interno, ampiamente anticipata nei giorni scorsi. Ma c’è una novità inaspettata nella lista pubblicata da Di Maio: entrambi i leader avrebbero dovuto ricoprire anche la carica di vice presidenti del Consiglio. Un vero e proprio tandem per tenere le redini del governo (ed eventualmente condizionarlo) insieme al premier Giuseppe Conte.
Le caselle di peso – A tirare le fila dell’esecutivo, nella veste di Sottosegretario alla presidenza del Consiglio era stato scelto Giancarlo Giorgetti, uomo forte della Lega e più volte indicato come possibile titolare del dicastero dell’Economia e delle Finanze. Una casella controversa, questa, che con l’assegnazione all’economista Paolo Savona ha fatto tramontare la nascita del governo. E ha portato il Paese a uno scontro istituzionale senza precedenti. Per gli altri ministeri “con portafoglio”, cioè quelli che hanno a disposizione un vero e proprio dicastero, erano stati inidicati i nomi dell’ambasciatore Luca Giansanti agli Esteri, del leghista Gianmarco Centinaio all’Agricoltura e della capogruppo M5s alla Camera Giulia Grillo per la Salute. I nomi di Alfonso Bonafede al ministero della Giustizia, di Elisabetta Trenta alla Difesa, di Mauro Coltorti alle Infrastrutture, di Sergio Costa all’Ambiente e di Alberto Bonisoli alla Cultura erano già stati indicati da Di Maio nell’ipotetico governo M5s il primo marzo scorso. A sorpresa, invece, è spuntata l’assegnazione di Marco Bussetti all’Istruzione, quando nelle ultime ore si era sempre fatto più insistente il nome di Salvatore Giuliano, sempre in quota pentastellata. Secondo orizzontescuola.it, si tratta di un dirigente dell’ufficio scolastico regionale della Lombardia.
Gli altri dicasteri – Fra i ministri senza portafoglio è comparso a sorpresa il nome di Giulia Bongiorno. L’avvocato di Giulio Andreotti, a lungo indicata come possibile ministro della Giustizia, sembrava essere uscita dalla futura squadra di governo. Ma nella lista pubblicata da Di Maio viene indicata come ministro della Pubblica amministrazione. Nessuno stupore per Riccardo Fraccaro ai Rapporti con il parlamento, che ha avuto la meglio sull’altro pentastellato Danilo Toninelli, né per i leghisti Enrica Stefani e Lorenzo Fontana rispettivamente agli Affari regionali e alla Disabilità. A chiudere la rosa di nomi, la pentastellata Barbara Lezzi per il “ministero del Sud”.
L’attacco di Di Maio – “Qual è la morale della favola?”, ha aggiunto il capo politico M5s in coda alla lista del “governo mancato” pubblicata sul Blog delle stelle. “Che in questo Paese puoi essere un criminale condannato per frode fiscale, puoi essere Angelino Alfano, puoi essere una persona sotto indagine per corruzione, puoi essere una persona che si è macchiata anche di reati legati alla P.A. o all’infiltrazione della mafia nella P.A. e nello Stato e il ministro lo puoi fare, ma se hai criticato l’euro e hai criticato l’Europa non puoi permetterti neanche di pensare di fare il ministro dell’Economia. Non finisce qui“.