Divisi e parcellizzati alle scorse elezioni, ma uniti alle prossime. Almeno questo è l’auspicio che parte dalla diverse anime della sinistra italiana. Con i mercati in subbuglio e un premier incaricato, Carlo Cottarelli, che dovrà formare un governo allo stato non solo privo di maggioranza ma anche di voti, l’ex presidente dalla Camera, Laura Boldrini (Leu), fa un appello su Twitter: “Di fronte all’attacco al Presidente della Repubblica #Mattarella e di fronte al rischio di una pericolosa deriva populista e sovranista è necessario che tutte le forze progressiste decidano di allearsi alle prossime elezioni #NonPiuAllaSpicciolata”.
Di fronte all’attacco al Presidente della Repubblica #Mattarella e di fronte al rischio di una pericolosa deriva populista e sovranista è necessario che tutte le forze progressiste decidano di allearsi alle prossime elezioni #NonPiuAllaSpicciolata
— laura boldrini (@lauraboldrini) 29 maggio 2018
Prima di lei era stato Massimo D’Alema parlarne: “Il punto di partenza è ricostruire un’alleanza progressista, una unità della sinistra. Il gruppo dirigente del PD, che ha la maggiore responsabilità della divisione di questo campo, ha il dovere di lanciare un messaggio perché si torni all’unità. E se arrivasse un messaggio, sarebbe ragionevole non lasciarlo cadere”. Il segretario del Pd Maurizio Martina, che ha fatto sapere che i dem si asterranno sul governo Cottarelli, sembra voler accogliere la sfida: “È necessario – ha detto a Radio24 – che il presidente della Repubblica sia tutelato. Noi dobbiamo essere i protagonisti di uno sforzo aperto a tutte le forze che vogliano concorrere a prendere una iniziativa. Il Pd deve farsi carico di una proposta che aggreghi tutte le forze democratiche e di centrosinistra“.
Anche il renziano Dario Nardella, sindaco di Firenze, la pensa così: “Credo che ora sia venuto il momento in cui tutte le forze democratiche, che hanno a cuore la Costituzione, la Repubblica e un’idea di Europa non da distruggere come vogliono gli altri, ma da salvare e riformare, si devono unire. È importante costruire un larghissimo fronte democratico che metta i valori della Costituzione al centro, ovvero il lavoro, i diritti di libertà, l’eguaglianza e l’Europa”. Dell’idea di un “fronte repubblicano” ha parlato stamani anche il ministro uscente allo Sviluppo Economico Carlo Calenda.”Quando è nata la Costituzione italiana si sono ritrovate le più alte tradizioni: quella liberale, socialista, comunista e democristiana. E noi siamo i veri eredi di quella grande tradizione che ha ricostruito un Paese dalle cenere e dai mori della guerra mondiale”, ha aggiunto Nardella. Rispondendo a chi gli ha chiesto chi potesse essere il leader di questa nuova forza politica, Nardella ha spiegato di ritenere che “ci siano tante persone che possano assumere questo ruolo, ma io preferisco sempre la squadra. Noi possiamo costruire una grande squadra di persone autorevoli”. E rispetto al suo possibile ruolo, ha detto di essere concentrato sul fare “il sindaco di Firenze, però posso sicuramente portare l’esperienza di chi sta ogni giorno con i cittadini, una dimensione di concretezza che non solo io, ma tutti i sindaci del Pd e i sindaci democratici possono portare”. “Spero che questa grande coalizione democratica repubblicana – ha concluso – metta il territorio al centro, parta dalle tante esperienze positive che dalla Sicilia al Trentino dimostrano che è possibile trasformare gli ideali in azioni concrete. I cittadini hanno molta fiducia dei sindaci e questo fronte democratico e repubblica ha certamente la carte vincente dei sindaci, dei presidenti di regione, di chi ogni giorno sta sul territorio ad affrontare sfide come l’inquinamento, l’edilizia sociali, le infrastrutture, l’accoglienza e la sfida educativa”.
Questa mattina era stato Matteo Renzi, intervistato a Circo Massimo su Radio Capitale, a dire che “le elezioni sono una grande opportunità: da un lato ci saranno gli sfascisti istituzionali e dall’altro un fronte più ampio del Pd”, ma alla domanda se potesse includere anche Berlusconi la risposta è stata: “Assolutamente no – ha risposto l’ex premier – chiamatelo Fronte repubblicano o Fronte democratico anche se la parola Fronte in Italia dal ’48 in poi non porta molta fortuna“. “Insomma chiamatelo come volete. Io dico di mettere insieme una coalizione ampia. Cinque stelle e Lega non sono all’80% come dice qualcuno, sono al 50%”, conclude Renzi. “Mettiamo che M5S e Lega insieme facciano metà dell’elettorato – ha ragionato Renzi – ma c’è poi un’altra metà dell’elettorato che non li vota ed è pronta a essere coinvolta da un progetto. Noi dobbiamo andare a prendere i voti dei delusi, anche i voti di Forza Italia, certamente. Ma anche chi ha votato sinistra radicale, 5Stelle o Lega e si è pentito di averlo fatto. L’importante è intenderci su una serie di punti fermi – l’Europa, i vaccini, la difesa delle istituzioni e del presidente della Repubblica – poi sul contenitore si ragiona…”