L'ex ministro greco sul Guardian attacca il Quirinale: "Savona rifiutato per avere pensato a un piano di uscita dall'euro se necessario? Il ministro delle finanze tedesco e la Bce ce l'hanno se l'Italia o la Germania lasciano l'eurozona". E aggiunge: "Se Mattarella trova conforto dal fatto che i precedenti presidenti italiani sono riusciti a creare governi tecnici che hanno fatto il lavoro dell'establishment si sbaglia di grosso"
Titolo: “Con la sua scelta da primo ministro, il presidente italiano ha fatto un regalo all’estrema destra”. Catenaccio: “La difesa dello status quo da parte di Sergio Mattarella ha assicurato il successo di politiche razziste e populiste”. Yanis Varoufakis, ex ministro delle Finanze greco e oggi leader del movimento paneuropeo DiEm, interviene sulla crisi politica italiana e firma un pezzo sul britannico Guardian, nel giorno in cui è saltato il governo Lega-M5s. All’origine del mancato avvio dell’esecutivo il veto posto dal Colle su Paolo Savona al ministero dell’Economia, che ha portato a un nuovo incarico a Carlo Cottarelli. “Il presidente Mattarella ha commesso un grave errore tattico – spiega Varoufakis -. In breve, è caduto nella trappola di Salvini. La formazione di un nuovo governo ‘tecnico’ presieduto da un ex funzionario dell’Fmi è un regalo fantastico a Salvini“. Per l’ex ministro greco, il leader del Carroccio “segretamente ha l’acquolina in bocca al pensiero di nuove elezioni, alle quali parteciperà non in veste di misantropo e populista divisivo quale è, ma come difensore della democrazia contro l’establishment profondo”. E già in queste ore, secondo le elaborazioni dell’Istituto Cattaneo, in caso di elezioni un’alleanza M5s-Lega otterrebbe il 90% dei seggi uninominali e la maggioranza qualificata.
Varoufakis parla dello schianto della Grecia nel 2015 a causa di Germania e Bce e ricorda la sua intervista in quell’anno al Corriere della Sera, in cui aveva dichiarato: “A meno che gli europei non si rendano conto che la loro economia è governata da pseudo-tecnocrati non eletti e inaffidabili, che commettono errori grossolani uno dopo l’altro, la nostra democrazia rimarrà soltanto una creazione della nostra immaginazione collettiva“. Da quel momento, prosegue sulle colonne del Guardian, “il governo Pd dell’Italia pro-establishment ha applicato, una dopo l’altra, le politiche che i burocrati non eletti della Ue chiedevano”. Il risultato? “Aumento della stagnazione”, nonostante l’Italia esporti più di quello che importi e le entrate tributarie siano più alte delle spese.
Poi Varoufakis arriva a oggi: dalla vittoria di “due partiti anti-establishment” fino al tentativo di formare un governo, naufragato con la decisione del Capo dello Stato. “Se Mattarella avesse negato a Salvini il ministero dell’Interno, indignato dalla sua promessa di espellere 500mila migranti dall’Italia, sarei stato costretto a sostenerlo. Ma no, il presidente non aveva questi scrupoli. Non ha pensato un momento di mettere il veto sull’idea di un paese europeo che spiegasse le sue forze di sicurezza per radunare centinaia di migliaia di persone, rinchiuderle e obbligarle a salire su treni, bus e traghetti per andare dio solo sa dove”. Non è andata così, continua Varoufakis: “Mattarella ha deciso di scontrarsi con una netta maggioranza di legislatori per un’altra ragione: non voleva il ministro delle finanze designato. Perché? Perché il gentiluomo citato (Paolo Savona, ndr), pienamente qualificato per questo lavoro, e nonostante avesse dichiarato che avrebbe rispettato le regole europee, in passato ha espresso dubbi sull’architettura dell’eurozona e si è dichiarato a favore di un piano per l’uscita dall’Unione europea se fosse stato necessario. Come se Mattarella avesse dichiarato che quella irragionevolezza da parte di un potenziale ministro delle finanze costituisse la base per la sua esclusione”.
Quello che colpisce, precisa l’ex ministro greco, “è che non esiste da nessuna parte nel mondo un economista pensante che non condivida la preoccupazione del fallimento dell’architettura dell’eurozona. Nessun ministro delle finanze prudente potrebbe ignorare un piano per uscire dall’euro”. Al contrario, aggiunge, “il ministro delle finanze tedesco, la Bce e ogni grande banca e multinazionale hanno piani per la possibile uscita dall’eurozona dell’Italia e persino della Germania. Mattarella ci sta dicendo che al ministro delle finanze italiano è vietato pensare a un piano del genere?”. In tutto questo che succede? Che Salvini ha già dimostrato la sua “superiorità morale” dicendo: “L’Italia non è una colonia, noi non siamo schiavi dei tedeschi, dei francesi, dello spread e della finanza“.
E conclude: “Se Mattarella trova conforto dal fatto che i precedenti presidenti italiani sono riusciti a creare governi tecnici che hanno fatto il lavoro dell’establishment, si sbaglia di grosso. Questa volta (Cottarelli), diversamente dai suoi predecessori, non ha alcuna maggioranza parlamentare per l’approvazione del bilancio o un voto di fiducia. Quindi il presidente è obbligato a indire nuove elezioni che, grazie alla sua deriva morale e abbaglio tattico, risulteranno in una maggioranza ancora più solida per le forze xenofobe, possibilmente alleate con l’indebolita Forza Italia di Silvio Berlusconi“.