Quando nel 2012 lanciai il primo rudimentale appello contro il rischio di “finanziarizzazione della democrazia”, ero già consapevole che un giorno taluni rappresentanti della leadership europea si sarebbero sentiti in diritto di reputare accettabile che le popolazioni dovessero sostanzialmente sottomettersi al volere dei mercati, e che qualsiasi scelta elettorale alternativa è destinata ad essere punita con l’innalzamento dello spread.
È questa la sostanza delle dichiarazioni del tedesco Gunther Oettinger, commissario europeo per il bilancio e le risorse umane, il quale (magari) essendo abituato all’indifferenza dei Paesi europei rispetto alla prepotenza con cui i mercati e la Troika – capitanata dalla Germania – hanno messo in ginocchio il popolo greco, crede di potersi permettere di dire agli italiani che il loro voto, il loro pensiero politico, non deve contare nulla. D’altronde è questo ciò che sta accadendo in Grecia.
Per fortuna noi non siamo (ancora) la Grecia ed abbiamo reagito prontamente condannando questo atteggiamento che non è certo una svista – sebbene da Bruxelles altri esponenti abbiamo mantenuto le distanze dalle sue dichiarazioni – ma il modus operandi dell’Europa quando veste i panni della Troika. La tendenziosità delle parole di Oettinger sono intollerabili tanto quanto lo è d’altronde la politica europea degli ultimi anni.
Dalla Germania alla Francia, seguendo il passaggio obbligato per Bruxelles, l’intento è quello di condizionare il voto degli italiani e la formazione del nuovo governo per la paura – effettivamente concreta, per fortuna – che qualcuno possa mettere in discussione il metodo di governo antidemocratico di chi detiene il timone dell’Europa.
Giusto un esempio per dare un assaggio di che cosa significa essere governati in nome e per conto dei mercati. Come ho riportato nel mio libro Il ricatto dei mercati, la Grecia è stata la nazione che più di tutti ha subito i “consigli” dei mercati, con il risultato di essere sotto commissariamento ormai da anni; e lo sarà ancora per molto tempo. Essere commissariati perché il Paese è in difficoltà significa che l’agenda politica la decide la Troika e che deve essere in linea con le richieste dei mercati. Attenzione, non si tratta di richieste generiche ma di numerose e dettagliate riforme che condizionano la vita di ciascun singolo cittadino greco, ovviamente in peggio. Sapete perché gli aiuti finanziari vengono concessi “a rate”? Perché così la Troika riesce effettivamente a subordinare la stabilità finanziaria della Grecia all’effettivo rispetto delle riforme richieste.
Nel 2014 la Troika aveva infatti rimandato il suo ritorno ad Atene – cui era subordinata l’erogazione della tranche di aiuti – perché la Grecia aveva soddisfatto soltanto 60 delle 135 richieste totali. “Nessun centesimo ai greci se non andranno avanti con le riforme”, tuonava Angela Merkel nel settembre del 2013. “Siamo consapevoli dell’impatto che la crisi continua ad avere in Grecia, ma non c’è alternativa migliore alle riforme”, gli faceva eco Herman Van Rompuy nel gennaio del 2014.
Ecco, è questo il concetto di democrazia in Europa, pensate davvero che l’Italia possa aprire un dialogo non destinato a sfociare in uno scontro?