Il giornalista russo dato ieri sera vittima di un assassinio a Kiev, è vivo ed è apparso in una conferenza stampa con il capo dei servizi di sicurezza ucraini a Kiev
Arkady Babchenko, il giornalista russo dato ieri sera vittima di un assassinio a Kiev, è vivo ed è apparso in una conferenza stampa con il capo dei servizi di sicurezza ucraini a Kiev. La sua morte, ha detto quest’ultimo, è stata una messa in scena. La notizia era stata diffusa ieri sera presentando il cronista come un altro report critico del presidente russo caduto in un agguato tutto da chiarire. Arkady Babchenko si era trasferito in Ucraina dopo essere stato oggetto di minacce per le sue posizioni polemiche contro le operazioni di Mosca in Siria e Ucraina. “Per ora abbiamo una ricostruzione dei tratti facciali del sospettato. Stiamo identificando testimoni oculari e chiarendo i dettagli dell’incidente” aveva dichiarato Vyacheslav Abroskin, vice commissario della polizia ucraina. In base all’identikit ricostruito fino ad ora, l’assassino sarebbe un uomo tra i 40 e i 45 anni con una barba grigia.
Il direttore dei servizi di sicurezza dell’Sbu ha spiegato che la messa in scena dell’assassinio era stata organizzata per smascherare agenti russi. La moglie aveva denunciato l’uccisione del marito, colpito da proiettili d’arma da fuoco.
La ricostruzione degli inquirenti, ieri, era stata la seguente: Babchenko sarebbe stato colpito alla schiena da tre proiettili mentre stava rientrando nel suo appartamento. Sua moglie era in bagno al momento dell’attacco e lo ha ritrovato nel corridoio coperto di sangue. Il giornalista – e veterano di guerra – sarebbe morto in ambulanza prima di raggiungere l’ospedale. Babchenko, classe 1977, ha servito la Russia in entrambi i conflitti in Cecenia (1994-96 e 1999-2009) prima di lasciare le forze armate, nel 2000, e dedicarsi al giornalismo, lavorando come corrispondente di guerra per Moskovsky Komsomolets e Zabytyi Polk. Successivamente ha scritto anche per Novaya Gazeta e ha pubblicato libri, uno dei quali pubblicato anche in Italia, da Mondadori, con il titolo ‘La guerra di un soldato in Cecenia’. Aspro critico del presidente Vladimir Putin, Babchenko si è schierato contro la destabilizzazione dell’Ucraina da parte della Russia e ha coperto il conflitto con i suoi reportage. Poi, nel febbraio del 2017, in seguito ad una campagna d’odio nei suoi confronti per aver scritto un post su Facebook in cui sostanzialmente si dichiarava indifferente per l’incidente aereo di Natale 2016 costato la vita all’intero coro Alexandrov Ensemble, aveva deciso di lasciare la Russia, trasferendosi prima a Praga e poi a Kiev, dove lavorava per la tv ATR. “Qui non mi sento più sicuro”, aveva scritto elencando tutte le minacce che aveva subito dopo quel post.
“Chiedo scusa a tutti, e a mia moglie, per l’inferno che ha dovuto sostenere ma non c’era altra alternativa: ringrazio i servizi ucraini per avermi salvato la vita” ha detto Babchenko in conferenza stampa. “L’operazione speciale è stata preparata per due mesi, io sono stato messo al corrente un mese fa. Hanno lavorato come matti. Il risultato di questo lavoro si è trasformata in un’operazione che ha portato alla cattura di un uomo“.