di Carblogger
Con quasi 22 milioni di follower, Elon Musk scatena facilmente migliaia di interazioni con un tweet. Questo del 23 maggio scorso ha fatto boom: proponeva di creare un sito dove “tutti possano giudicare la verità e tracciare il risultato della credibilità di ogni giornalista, direttore e pubblicazione. Pensavo di chiamarlo Pravda…”.
Going to create a site where the public can rate the core truth of any article & track the credibility score over time of each journalist, editor & publication. Thinking of calling it Pravda …
— Elon Musk (@elonmusk) 23 maggio 2018
Bella provocazione, ho pensato lì per lì, senza però cliccare sul cuoricino come hanno fatto quasi 242.000 persone.
Poi ho cominciato a ragionare e mi sono accorto che Musk ha twittato il giorno seguente la bocciatura della frenata della Tesla Model 3 da parte di Consumer Reports, la bibbia dei consumatori statunitensi. E ho sentito puzza di populismo in quel tweet, cosa che purtroppo capita spesso nei confronti dei giornalisti che fanno davvero il loro mestiere, dettaglio della nostra democrazia: @Democracy, any problem Elon?
Al tweet sulla Pravda è seguita una valanga di risposte positive e negative. Mi ha colpito quella di Alistair Weawer, caporedattore di Edmunds.com, altro sito d’informazione indipendente statunitense: @Dear @elonmusk. I’m editor-in-chief @edmunds. I’m paid by@ edmunds to put the consumer first. We bought a Model 3, tell it as it is (good and bad) and millions of consumers respect us for it. We paid you @Tesla, not the other way around. Fix the car not the media.
Musk l’ha buttata in caciara sostenendo di aver tentato di comprare Pravda.com “but Russia said no” e che comunque la sua proposta di dare un rating ai media ha ricevuto l’88% di sì e il 12% di no. Ma poi chi farebbe il giudice: un algoritmo?
Tried to buy https://t.co/S5kmNfnih8, but Russia said no. Turns out they already use it.
— Elon Musk (@elonmusk) 25 maggio 2018
Ora, amo Musk e la sua scommessa elettrica Tesla con cui l’intera industria dell’auto mondiale sta facendo suo malgrado i conti, possibile replica moderna di Davide e Golia ancora però senza un vincente se non morale, lui.
Amo la sua comunicazione provocatoria, che fa ballare la musica di Tesla ai mercati anche quando stecca. Amo la sua biografia, firmata da Ashlee Vance nel 2016 che, pure autorizzata, ho scaricato subito nel 2016. E ho avuto un brivido guidando una Model S a Roma anni fa.
Amo anche scrivere ogni volta che fallisce gli obiettivi, ricordando cosa aveva detto. E amo interrogarmi pubblicamente a ogni sua trimestrale se alla fine ce la farà o non ce la farà. Fix the car not the media, caro Musk.