“Boicottate Deliveroo, Foodora e company.”. Nel giorno della firma della prima carta dei diritti dei riders, voluta dal Comune di Bologna per tutelare i ciclofattorini, il sindaco Virginio Merola attacca i colossi della consegna del cibo a domicilio che hanno disertato la firma della carta, in tutto cinque su sette. In realtà ad aderire al documento che introduce alcuni diritti-base come l’equo compenso orario,il diritto di non scendere in strada in caso di condizioni meteo avverse e l’obbligo di assicurazione sono state solo due aziende italiane, Sgnam e Mymenu, ora fuse in un’unica azienda che rappresenta circa 150 dei 500 fattorini al lavoro a Bologna.
Benché al tavolo della trattativa, che va avanti dal gennaio scorso, avessero partecipato tutte le imprese del food delivery (tranne Foodora, che non si è presentata , ma è stata consultata “per via epistolare”), nessuno, da Glovo a Deliveroo, ha accettato di sottoscrivere la “Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano” che, nelle intenzioni della giunta, del sindacato autonomo Riders Union e dei confederali, Cgil, Cisl e Uil che l’hanno sottoscritta, dovrebbe regolamentare, in futuro, anche le altre professioni della gig economy, non solo quella dei fattorini. “ll Comune comincerà col rendere noto sul suo sito web quali aziende si siano esposte su diritti-base dei lavoratori, sono sicuro che i bolognesi su questo saranno molto attenti”, ha detto Merola. “Servono elementi disincentivanti e sanzionatori perché queste piattaforme non operino più in città”, puntualizza Tommaso Falchi di Riders Union. In questo senso il Comune è pronto, in caso di incidente, “a costituirsi parte civile nei confronti di quelle piattaforme che non prevedono l’obbligo assicurativo”, assicura l’assessore al lavoro Marco Lombardo e “ci saranno anche corsi di sicurezza gratuiti per le piattaforme che hanno sottoscritto la Carta”.
“Staremo col fiato sul collo di chi ha aderito alla Carte anche con una contrattazione di secondo livello tra azienda e lavoratori per far sì che i punti vengano rispettati”, conclude Falchi, “ e allo stesso modo convinceremo o costringeremo le altre piattaforme a firmare il documento mettendo in campo le nostre forme di mobilitazione e boicottaggio”.