END OF JUSTICE – NESSUNO è INNOCENTE di Dan Gilroy. Con Denzel Washington, Colin Farrell, Carmen Ejogo. Usa 2017. Durata: 122’ Voto 3,5/5 (DT)
Roman J. Israel, avvocato idealista sessantenne afroamericano, memoria prodigiosa sulle cause passate, capelli “afro” anni ’70 e poster di Angela Davis alle pareti, scrive la sua lettera di radiazione dall’albo dei legali e dal genere umano. Extrema ratio dopo che lo studio per cui Roman lavorava è stato rilevato da un gruppo di colleghi ricchi bianchi progressisti che lo utilizza come fenomeno da baraccone del finto impegno per le minoranze, e dopo che lui con una carriera linda e irreprensibile ha compiuto un gesto meschino di cui vergognarsi a vita. Tormento ed estasi interiore (chissà un soggetto del genere cosa poteva essere in mano a Paul Schrader), con relativo devastante senso di colpa per un Washington sempre eccelso nell’abitare con intensità e una certa imperatività politica e spirituale il suo personaggio tristemente vintage. Nell’insieme il film ha forza propulsiva in scrittura e messa in scena fino a quando, all’incirca dopo tre quarti di minutaggio, la bugia di Roman viene scoperta dai colleghi. Di lì in avanti le canoniche strade del thriller (l’inseguimento modello Duel è fiacco) e della resa dei conti morale sembrano più un rattoppo generico con spruzzatina di ecumenico impegno sociale che un ragionevole e naturale sviluppo del dilemma etico attraverso l’interiorità del singolo. Molto originale la scelta estetizzante di “banali” set urbani e l’accuratezza nei dettagli che descrivono culturalmente Roman (su tutte le cuffiette del walkman). Dan Gilroy, fratello del regista Tony, aveva girato l’ottimo Nightcrawler.