RESINA di Renzo Carbonera. Con Maria Roveran, Thierry Toscan, Jasmin Barbara Mairhofer. Italia 2018. Durata: ’90 Voto: 2/5 (DT)
Costretta a ritornare nel suo paesino d’origine per la morte del fratello innovativo agricoltore, la violoncellista Maria dapprima scontrosa verso i suoi familiari non proprio calorosi, e verso una ruvida comunità circostante, diventerà direttrice del coro tutto al maschile del paesino per riattivare il tessuto sociale del luogo e partecipare ad una vera gara. Girato a Lusérn su un altopiano alpino vicino Asiago dove vive la vera comunità di un centinaio di persone che parla il cimbro, lingua germanica antica che ha radici nel Medioevo, Resina ha intanto un difetto enorme che con dispiacere segnaliamo: la drammaturgia che si vuole sospesa e ieratica viene continuamente sfrangiata da una recitazione pesantemente artificiosa tra i personaggi “seri” e orientata sul comico devastante tra i maschi del coro (basta solo guardare come sono conciati il sindaco e il tizio sempre col cappello). Lontanissimo dal metaforico e sublime Il vento fa il suo giro, con cui condivide il redivivo protagonista Thierry Toscan, il film di Carbonera registra tra gli assenti anche un altro elemento talmente cruciale da sottolineare con la penna rossa: ma tutta quella meraviglia di paesaggio, meraviglia sia per incursioni nel mistero o come spazio liberatorio, perché non si vede e non si percepisce nella sua immensità costringendoci invece ad estenuanti sequenze di interni che abbatterebbero un orso?