Non ci sono stati molti commenti – in effetti quasi nessuno – sulla nomina di Sergio Costa come ministro dell’Ambiente nel governo M5s-Lega. Questo è abbastanza normale – il ministero dell’Ambiente – più esattamente il “Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare” (MATTM) è un ministero con pochissimi poteri, principalmente dedicato a una vaga azione di “tutela” di varie cose. Nato nel 1983, al tempo del governo Craxi, come “ministero senza portafoglio per l’ecologia” (un nome che è tutto un programma), si è poi trasformato in un ministero con qualche attributo formale, prendendo la forma attuale nel 2006, con il governo Prodi. E’ comunque rimasto principalmente un contentino da affidare ai Verdi – finché esistevano – in modo non diverso dai vari assessorati all’Ambiente dei comuni italiani, la cui esistenza era e rimane soltanto decorativa. Anche spariti i Verdi, le cose non sono cambiate. Nel caso del ministro dell’Ambiente del governo Gentiloni, è già un miracolo se qualcuno si ricorda come si chiamava (Gian Luca Galletti, se vi incuriosisce).
Tuttavia, Sergio Costa, il nuovo ministro, non è certamente un signor nessuno. E’ una persona con una carriera di un certo interesse per la sua attività nel caso della “Terra dei Fuochi” ovvero la criminalità legata allo smaltimento dei rifiuti in Campania e non solo. Sergio Costa viene dal Corpo forestale dello Stato, malauguratamente soppresso dal governo Renzi nel 2017. Il fatto che Costa sia oggi ministro dell’Ambiente è un segnale che il nuovo governo ha perlomeno l’intenzione di invertire certi provvedimenti disastrosi presi dai governi precedenti – come per esempio quella, veramente sciagurata, di smantellare l’industria italiana delle rinnovabili. Che poi ci riesca, ovviamente, è un altro discorso.
In questi eventi, rimane un problema di fondo: per il grande pubblico, così come per i decisori dello Stato, la questione “ambiente” rimane un elemento decorativo, ben che vada. L’ambiente è un luogo dove portare i bambini delle scuole a vedere le lucciole, o forse a vedere un modellino di generatore eolico per mostrare come sarà bello il mondo del futuro. Eppure, come notavo in un post precedente, la questione dell’energia in Italia non è decorativa, è fondamentale. Senza l’energia che ci viene dal petrolio, non solo non potrebbe esistere l’economia italiana, ma non potrebbero esistere nemmeno 60 milioni di italiani. Ed è essenziale ridurre l’uso del petrolio, sia per via degli obbiettivi climatici del trattato di Parigi (ai quali l’ex ministro Galletti aveva entusiasticamente aderito) sia per via della nostra patologica dipendenza dalle importazioni. Questo lo si può fare soltanto sostenendo seriamente le energie rinnovabili.
Quindi, senza nulla togliere alla competenza di Sergio Costa, la sua nomina è un po’ debole considerando che il M5S si era fortemente impegnato in campagna elettorale sulla promozione delle energie rinnovabili. Il Movimento avrebbe potuto dare un segnale più forte sulla questione coinvolgendo nel nuovo governo esponenti come Gianni Girotto e Dario Tamburrano, entrambi persone di grande competenza nel campo dell’energia. Forse un’occasione mancata, comunque è presto per dirlo. Nel complesso, il nuovo governo potrebbe rivelarsi più favorevole alle energie rinnovabili di quanto non lo siano stati i governi precedenti e, chissà, rimediare ad alcuni dei danni peggiori fatti negli ultimi anni. Non c’è che seguire lo svolgersi degli eventi.