“Salvini? Quando siederà finalmente responsabilizzato sulla poltrona del Viminale, o ci fa vedere la ricetta per guarire da tutti i mali oppure dovrà riconoscere, per esempio, che un suo predecessore come Marco Minniti non era un pericoloso “buonista”, ma un ministro di centrosinistra che faceva quello che si poteva fare, anche a costo di prendersi l’accusa di essere fascista e razzista, perché faceva rispettare le leggi”. Così a Otto e Mezzo (La7) il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, si pronuncia sul neo-ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini. “Io voglio vedere Salvini alla prova del realismo” – continua – “Voglio anche vedere la sua autonomia da Berlusconi. Finora si è mosso come se Berlusconi non esistesse, però quando e se faranno norme anti-corruzione, norme contro il conflitto di interessi, manette agli evasori, liberazione della Rai dai partiti e quindi Rai veramente concorrenziale con Mediaset, lì si vedrà la nobilitate o meno di Salvini, perché se Berlusconi gli tira il guinzaglio e lui retrocede, vorrà dire che il guinzaglio c’è ancora”. Travaglio osserva: “Salvini ha fatto 25 anni di predicazione irresponsabile, nel senso che che non aveva responsabilità di governo. E da questo punto di vista è un debuttante assoluto, come Di Maio, che, a differenza sua, ha una carriera politica che dura da 5 anni e non da 25. Salvini, come tanti leader leghisti e non, è un leader di lotta e di governo. E’ più facile lottare in campagna elettorale che governare, il che non vuol dire che non sappia governare. Però” – prosegue – “dipingere i leghisti come dei Baluba fa un po’ ridere, visto che da 20 anni circa governano regioni prospere come la Lombardia e il Veneto. Ci andrei piano anche a dargli dei fascisti. Può anche darsi che poi vedremo Salvini marciare in camicia nera e avviare da qualche parte gli immigrati, e io spero di no, su vagoni piombati o aprire qualche lager, ma, frequentando Lombardia e Veneto, non ho mai visto scene di questo genere. Il Veneto e la Lombardia sono tra le regioni che hanno un maggiore tasso di integrazione degli immigrati”