Sarebbe stato un governo con 8 donne ministre su 14 componenti in totale quello di Carlo Cottarelli, premier incaricato dal presidente Sergio Mattarella, in piena crisi per la formazione del governo. L’economista, già mister spending review dei governi Letta e poi Renzi, racconta su due pagine sul quotidiano La Stampa, i passaggi dalla chiamata del capo dello Stato all’applauso della sala stampa dopo l’elegante commiato. Si era raggiunto un accordo politico tra M5S e Lega e il governo tecnico non era più necessario.
La narrazione parte da domenica 27 maggio, quando arriva “del tutto inaspettata” la telefonata del Colle. Cottarelli racconta che avrebbe mangiato lenticchie e poi si sarebbe accomodato per vedere la settima puntata di Breaking Bad. Salta tutto, c’è da correre a Roma e da comprare un rasoio perché l’altro è stato dimenticato a Cremona. Lunedì al Quirinale “il Presidente è chiarissimo su quello che devo fare: vista l’impasse politica, occorre formare un governo tecnico che porti il Paese alle elezioni, a inizio 2019, se il governo otterrà la fiducia su un programma che comprende l’approvazione della legge di bilancio; dopo il mese di agosto se la fiducia non verrà ottenuta”. Tutto già noto. Martedì, prosegue l’economista, “nel primo pomeriggio la lista è pronta. È un governo snello, tredici ministri in tutto, quattordici con me, sei uomini e otto donne. Al pomeriggio si torna al Colle per la lettura della lista. Ma i mercati non prendono bene l’ipotesi di un governo tecnico. La fiducia non c’è” e lo spread continua a crescere. Il professore, già ex funzionario del Fondo monetario internazionale (ha guidato il dipartimento Affari fiscali ed è stato direttore esecutivo per Italia, Albania, Grecia, Malta, Portogallo e San Marino), rivela che quasi tutti i nomi contattati avevno risposto di sì all’appello in considerazione della delicatezza del momento.
Mercoledì “ripartono le voci su un possibile governo politico”, scrive ancora Cottarelli. “Un governo politico in grado di ottenere la fiducia dal Parlamento sarebbe stato nel pieno dei suoi poteri e avrebbe quindi potuto gestire al meglio la pressione dei mercati finanziari. Anche più importante – sottolinea – era il fatto che un governo politico avrebbe evitato le elezioni e quindi altri tre o quattro mesi di graticola sulla questione dell’euro. Occorreva fare un ultimo tentativo per avviare un governo politico”. E così è stato. Il premier incaricato esce sorridente, forse sollevato, dalle stanze del Quirinale. Poco parole, molto garbo e un applauso sentito dei giornalisti a cui non solo non aveva dato particolari su incarito e nomi, ma aveva opposto un silenzio durissimo anche alla domanda se fosse interista.
L’intervento di Cottarelli, ironico e a tratti scanzonato, si chiude con una riflession: “Il pericolo è per ora scampato. Lo spread si sta riducendo. Ma l’economia italiana resta fragile. Fragile ad annunci inappropriati, fragile ad azioni avventate, fragile rispetto a choc esterni che ci possono colpire. Occorre renderla più robusta, soprattutto avviando la riduzione del nostro debito pubblico, piuttosto che mirare a una massimizzazione della crescita nel breve periodo. Spero che, al di là degli annunci, il nuovo governo ne sia consapevole. Buon lavoro e che l’Italia non diventi un laboratorio per strani esperimenti!”.