“Stavamo raccogliendo delle lamiere quando si è fermata una Fiat Panda bianca vecchio modello ed è sceso un uomo con un fucile che ci ha sparato contro 4 volte”. Drane Maoiheri, maliano di 39 anni, racconta la sparatoria in cui è rimasto coinvolto ieri in un vecchio stabilimento abbandonato nelle campagne di San Calogero (Vibo Valentia), in cui è stato ferito di striscio ad una gamba. Una sparatoria nella quale è morto con un colpo alla testa il 29enne suo connazionale Sacko Soumaila. Ferito anche un terzo migrante, pure lui del Mali. Il movente, secondo quanto emerge dalle prime indagini e secondo la prefettura di Reggio, è una vendetta per un furto di alluminio.
“L’ho conosciuto nel 2006 – racconta Drane – quando sono giunti in Italia. Lui era già qua nella tendopoli. Era bravo e ieri era venuto con noi per aiutarci”. Soumali, infatti, viveva nella nuova tendopoli allestita nell’area industriale di San Ferdinando mentre gli altri due nella vecchia tendopoli che si trova a poche centinaia di metri dalla prima e caratterizzata da baracche tirate su alla meglio dai migranti. E le lamiere sono una delle componenti fondamentali per le baracche. Così, ieri pomeriggio, i due cittadini maliani che poi sono rimasti feriti, hanno deciso di andare a piedi in un vecchio stabilimento abbandonato nelle campagne di San Calogero (Vibo Valentia). E Soumali, che non ne aveva bisogno, ha deciso di aiutarli.
Soumayla è deceduto appena arrivato nel reparto di neurochirurgia degli ospedali Riuniti di Reggio Calabria. I carabinieri e la Procura di Vibo Valentia, guidata da Bruno Giordano, stanno cercando di ricostruire la dinamica. L’arma non è stata ancora trovata ma è sicuramente un fucile utilizzato prima per uccidere Sacko e poi per ferire gli altri due migranti.
Nei giorni precedenti, il gruppo di extracomunitari – solitamente dedito ai furti – era stato notato da alcuni residenti della zona che avevano presentato un esposto ai carabinieri. Ed è proprio da qui che sono partite le indagini coordinate dal sostituto procuratore Ciro Luca Lotoro. Una pista che potrebbe portare presto a una soluzione. E non si esclude che qualcuno si sia fatto giustizia da solo. “Stiamo lavorando – è l’unico commento del procuratore Giordano -. Abbiamo già acquisito una serie di elementi che probabilmente saranno significativi. Non posso dire di più”.
Anche se la sparatoria è avvenuta nel territorio di Vibo Valentia, visto che il migrante ucciso viveva nella tendopoli di San Ferdinando, la prefettura di Reggio Calabria nella tarda serata di sabato ha convocato una riunione d’urgenza del coordinamento delle forze di polizia. Al termine della riunione è stata programmata l’ulteriore intensificazione dei controlli nell’area che ospita la tendopoli dove soggiornano i migranti che lavorano nei campi della piana di Gioia Tauro. Gli inquirenti non si sbilanciano. “Abbiamo molti indizi che speriamo ci consentiranno di scoprire chi ha sparato. – dice uno di loro – Ma ancora dobbiamo chiudere il cerchio. Se poi – dice a ilfattoquotidiano.it di un investigatore – il colore della pelle avesse incentivato l’istinto omicida, questo è un discorso che ci dirà l’assassino se lo arresteremo”.
Usb: “La dottrina Salvini fa la prima vittima” – “‘È finita la pacchia, la dottrina di Matteo Salvini, ha fatto scorrere il primo sangue ieri sera in Calabria, il sangue di Soumaila Sacko, migrante maliano di 29 anni sempre in prima fila nelle lotte dell’Unione Sindacale di Base per i diritti sindacali e sociali dei braccianti. Soumaila è stato ucciso da una delle fucilate sparate da sconosciuti da una sessantina di metri di distanza. Un tiro al bersaglio, diversi i colpi esplosi, contro ‘lo stranierò, da rispedire nel paese d’origine”. Così in una nota è l’Usb che oggi ha incontrato alcuni migranti nella tendopoli di San Ferdinando annunciando per domani lo sciopero dei braccianti. “Nella zona sono oltre 4000 – prosegue la nota – i braccianti, tutti migranti, distribuiti in vari insediamenti e utilizzati come manodopera nella raccolta degli agrumi a basso costo dai produttori di arance, clementine e kiwi. La maggior parte si concentra a San Ferdinando dove permangono gravi carenze igienico sanitarie a livello abitativo. Tutto questo al ministro di polizia Salvini non interessa”.
Aggiornato da Redazione Web
(immagine d’archivio)