“Abbiamo affermato cose che pensavamo fossero normali, quasi scontate: che un Paese per crescere ha bisogno di fare figli, che la mamma si chiama mamma (e non genitore 1), che il papà si chiama papà (e non genitore 2)”. Il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana ribadisce la sua posizione sulle famiglie omosessuali, di cui nei giorni scorsi aveva negato l’esistenza con dichiarazioni che avevano suscitato grandi polemiche. Reazioni che Fontana, nell’intervento pubblicato lunedì sul quotidiano Il Tempo, descrive come “una rivolta delle élite che non ci spaventa. Mai come in questo momento battersi per la normalità è diventato un atto eroico”, scrive il responsabile della Famiglia, che poi cita San Pio X: “«Vi chiameranno papisti, retrogradi, intransigenti, clericali: siatene fieri!», diceva. E noi siamo fieri di non aver paura di dirci cristiani, di dirci madri, padri, di essere per la vita”.
“Abbiamo detto che gli ultimi e gli unici che devono avere parola su educazione, crescita e cura dei bambini sono proprio mamma e papà, principio sacrosanto di libertà“, scrive ancora Fontana, che parla di una “reazione violentissima di certi ambienti che fanno del relativismo la loro bandiera. Raffica di insulti, offese, anche personali, minacce. Ma la rivolta delle élite non ci spaventa e non ci spaventa affrontare la dittatura del pensiero unico. Andiamo avanti, con grande motivazione, abbiamo tanti progetti da attuare”. Ma sulle conseguenze politiche delle posizioni espresse da Fontana era già arrivato sabato lo stop del leader della Lega Matteo Salvini: “Sono idee sue, non rivedremo leggi del passato come unioni civili e aborto”, ha detto il ministro dell’Interno.
E ad attaccare Fontana interviene anche Michela Vittoria Brambilla: “Non può ignorare le famiglie arcobaleno, è il ministro della Famiglia. Che cosa sia una famiglia non ce lo dicono le parole. La famiglia è lì dove c’è amore e si crescono i figli“, ha detto la deputata di Forza Italia al Corriere della Sera. “Il tema non è nel programma? E che vuol dire: non può essere o non esser messo il riconoscimento dei diritti di una parte degli italiani“. Poi ha concluso: “Penso che non si possa fare il ministro senza avere davanti agli occhi il quadro complesso della società italiana”.