In un video divenuto virale sui social network in questi giorni, un allegro ministro dell’Interno Matteo Salvini annuncia una sua imminente visita nella Locride e chiosa con un’offesa gratuita al sindaco di Riace: Mimmo Lucano “è uno zero”. Non si sa esattamente quando questo video sarebbe stato girato. Ma poco importa. Colpisce comunque.
Anziché scagliarsi con un violento “sei uno zero” contro un boss della Locride, di quelli che hanno reso il territorio tristemente noto nel mondo per la ‘ndrangheta, il neo ministro dell’Interno si scaglia contro un sindaco di una città italiana. Un semplice e pacifico sindaco.
Probabilmente per Salvini più pericoloso di un boss mafioso. Perché mina fortemente tutta la propaganda basata sull’odio verso i migranti su cui è stata costruita abilmente, e in modo spregiudicato, tutta la sua carriera politica.
La colpa imperdonabile del sindaco di Riace: aver messo in piedi un modello di integrazione che funziona e che è divenuto famoso nel mondo. Con i fatti, e non con le parole. Dimostrando, contro tutto e tutti, che un’integrazione pacifica, non solo è possibile ma porta pure benefici a territori altrimenti abbandonati. Un approccio rivoluzionario e coraggioso all’immigrazione che gli è valso anche, unico italiano, l’inserimento tra le 50 persone più influenti del mondo, insieme a personalità del calibro di Papa Francesco, Angela Merkel, Aung San Suu Kyi, Bono degli U2.
Eppure, quest’uomo per Salvini è “uno zero”.
Un insulto, una provocazione, una battuta: ognuno la colga per quello che è, in base alla propria sensibilità. Però è innegabile come metta a nudo la più grande paura di Salvini: l’integrazione possibile. Paradossalmente, se Salvini oggi è ministro degli Interni lo deve proprio ai migranti. Senza i quali, probabilmente starebbe ancora in “Padania” a cantare slogan contro i napoletani.
E invece, eccolo oggi tronfio ministro degli Interni, dopo aver alimentato ed esasperato gli animi buttando quotidianamente benzina sul nervo scoperto della sicurezza e dell’immigrazione, apparsa a tratti fuori controllo e mal gestita. E mal gestita lo è stata per davvero, e per troppi anni.
Per non parlare del vigliacco abbandono da parte dell’Unione Europea che ha lasciato il nostro Paese da solo ad affrontare un fenomeno di dimensioni bibliche. Alimentando anche questo sentimento di sfiducia e di antieuropeismo diffuso tra gli italiani e di cui Salvini si fa profittevole interprete.
E a nulla servono i rimbrotti, persino dei suoi compagni di partito come Roberto Maroni, a sua volta ex ministro dell’Interno, che lo invitano a essere prudente nelle dichiarazioni. Salvini rilancia continuamente, in un circolo vizioso che lo relega e lo condanna a una continua e disperata campagna elettorale. Persino dopo aver ricevuto l’incarico di vicepremier e ministro degli Interni dal tanto vituperato Mattarella.
“Taglieremo 5 miliardi di fondi per gli immigrati” tuonava ieri. E poco importa che intanto i fondi per l’assistenza dei migranti ammontino a 3, e non a 5 miliardi e che provengano in buona parte dall’Ue. Fondi che verrebbero tagliati non ai “clandestini” (come ama definirli) ma ai richiedenti asilo e ai rifugiati. Ma in fondo miliardo più, miliardo meno, cosa volete che importi agli assatanati del web che aspettano i post di Salvini come un piraña un tozzo di carne sanguinolenta?
“Per i clandestini è finita la pacchia, devono fare le valigie, con calma, ma se ne devono andare”. E ancora: “Le ong? No a vicescafisti nei porti” nel giorno in cui 35 migranti muoiono annegati nel nostro mare. Stride quel “Vicescafisti” infamante contro chi allunga la mano in mezzo al mare per tirare su donne, uomini e bambini in balia delle onde. Il mondo alla rovescia.
Eppure queste parole, nuove (o vecchie), arrivano dritte alla pancia della folla che non vuole sentire altro. E che numerosa acclama Salvini con applausi scroscianti che coprono la violenza che le parole stesse contengono. Applausi e urla di incoraggiamento talmente forti da coprire anche i 4 colpi di fucile sparati proprio in Calabria contro tre migranti con regolare permesso di soggiorno.
Uno è rimasto a terra morto, colpito alla testa. “Uno di meno”, sarà indubbiamente il commento con più like su Facebook.
Benvenuti nella “Terza repubblica”, quella degli aguzzini.