Dopo il via libera dell’Antitrust Usa, non ci sono più ostacoli all’acquisizione di Monsanto da parte della tedesca Bayer. La partita si chiuderà il 7 giugno al prezzo di 63 miliardi di dollari incluso il debito dell’acquisita. Una volta completata la fusione, il marchio Monsanto sarà cancellato. Per finanziare l’acquisizione del gruppo americano di Ogm e pesticidi i tedeschi vareranno un aumento di capitale da 6 miliardi di euro.
“L’acquisizione di Monsanto rappresenta una pietra miliare strategica per rafforzare il nostro portafoglio di aziende leader nel campo della salute e della nutrizione. Raddoppieremo le dimensioni della nostra attività agricola e creeremo un motore di innovazione leader nell’agricoltura, posizionandoci per servire meglio i nostri clienti e sbloccare il potenziale di crescita a lungo termine nel settore”, commenta Werner Baumann, presidente di Bayer.
L’operazione annunciata a maggio 2016 ha avuto il via libera dell’Antitrust Usa il 29 maggio scorso e darà vita alla più grande azienda integrata di pesticidi e sementi al mondo. L’approvazione della divisione Antitrust del Dipartimento richiedeva la vendita di parti delle società, per assicurare la tutela della concorrenza. “Il sistema agricolo americano è di fondamentale importanza per la nostra economia, per il nostro sistema alimentare e per il nostro stile di vita”, aveva sottolineato il capo dell’Antitrust, Makan Delrahim.
Bayer ha ricevuto tutte le approvazioni richieste dalle autorità di regolamentazione dopo la cessione di aziende che hanno generato 2,2 miliardi di euro di vendite nel 2017 per un prezzo aggregato di base di 7,6 miliardi di euro. Tenendo conto di Monsanto e delle attività cedute, nel 2017 le imprese sanitarie e agricole sarebbero state approssimativamente uguali per grandezza, con vendite pro forma totali di circa 45 miliardi di euro, comprese le vendite combinate di Crop Science per 20 miliardi. Nel 2017, entrambe le società hanno impiegato circa 115.000 persone, rappresentando le cessioni.
Dall’acquisizione Bayer prevede già un contributo positivo all’utile di base per azione a partire dal 2019. Dal 2021 in poi, il beneficio dovrebbe essere in percentuale a due cifre. Inoltre, rettificato per le cessioni, Bayer prevede sinergie da 1,2 miliardi di dollari all’Ebitda prima di voci speciali a partire dal 2022. Al fine di acquisire la Monsanto, Bayer si è assicurata un finanziamento iniziale del ponte di 57 miliardi di dollari.
“Tutte le autorizzazioni pubbliche necessarie per il completamento dell’acquisizione sono sul tavolo adesso. Bayer il 7 giugno diventerà l’unico proprietario della Monsanto Company”, si legge in una nota della Bayer. Si tratta della maggiore acquisizione di un’impresa tedesca all’estero, fanno presente i media nazionali, ricordando che al progetto si lavora da due anni.
“Con l’acquisizione di Monsanto da parte della Bayer, dopo la fusione tra DuPont e Dow Chemical e l’acquisizione di Syngenta da parte di ChemChina, il 63% del mercato delle sementi e il 75% di quello degli agrofarmaci è concentrato nelle mani di sole tre multinazionali con un evidente squilibrio di potere contrattuale nei confronti degli agricoltori”, commenta la Coldiretti. Il miliardo e mezzo di produttori agricoli mondiali, si legge in una nota, “sono stretti in una tenaglia da pochi grandi gruppi multinazionali che dettano le regole di mercato nella vendita dei mezzi tecnici necessari alla coltivazione e all’allevamento nelle aziende agricole, a partire dalle sementi, ma anche nell’acquisto e nella commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentare”.
La perdita di potere contrattuale, continua la Coldiretti, si traduce in difficoltà economiche e occupazionali per gli agricoltori a livello globale, ma l’elevata concentrazione mette a rischio anche la libertà di scelta dei consumatori e gli standard di qualità e sicurezza alimentare, oltre che la stessa sovranità alimentare dei vari Paesi e la biodiversità dei singoli Paesi. Secondo l’organizzazione quindi è evidente la necessità per l’Italia di rafforzare il sistema dei Consorzi Agrari che sono “il riferimento di 300mila aziende diffuse capillarmente su quasi tutto il territorio, comprese le aree più difficili, ed hanno esteso la propria operatività, dall’innovazione tecnologica ai contratti di filiera, dalle agroenergie al giardinaggio, dalla fornitura dei mezzi tecnici alla salvaguardia delle sementi a rischio di estinzione e possono vincere la sfida del futuro con nuovi investimenti la sfida dell’agricoltura di precisione e dell’utilizzo dei big data”.