Il quotidiano internazionale dedica un focus al nostro Paese, dai membri del nuovo governo all'andamento dei bond. L'editoriale di Munchau sostiene la necessità di "ampi cambi politici a Bruxelles" ed evidenzia che i precedenti governi italiani abbiano "accettato regole europee che erano profondamente contrarie agli interessi dei loro cittadini"
La partita più importante sul futuro dell’Europa e della sua moneta unica non si gioca a Roma, ma a Bruxelles. Il Financial Times nella sua edizione internazionale odierna dedica un focus alla situazione italiana e secondo l’editoriale del commentatore Wolfgang Munchau sarà “la mancanza di riforme” a far “andare in pezzi l’Eurozona“, non il nostro Paese. E’ necessario, secondo lui, “battersi per la sostenibilità. Una battaglia che non può essere vinta dall’Italia da sola. Richiede ampi cambi politici anche a Bruxelles”. Una tesi simile a quella sostenuta dal professore di economia politica Henrik Enderlein sull’ultimo numero di Der Spiegel: nel suo saggio breve ha evidenziato che l’unica ricetta è una riforma dell’Eurozona e che “la Germania dovrebbe affrontare con coraggio la sfida italiana”.
Munchau nel suo editoriale sottolinea come a Roma i precedenti governi abbiano “accettato regole europee che erano profondamente contrarie agli interessi italiani”. Per questo, è la sua tesi, “dobbiamo smetterla di trattare il nuovo esecutivo” formato da M5s e Lega “come uno shock inatteso“. “Il governo populista – conclude il commentatore – è la logica conseguenza di 20 anni di mala gestione dell’Italia da parte dei partiti di centro sinistra e centro destra“. Anche in questo caso concetti molti simili a quelli evidenziati da Der Spiegel nel numero dedicato all’Italia, che secondo il settimanale tedesco rappresenta “il fallimento della politica, ma anche dei tentativi di salvataggio dell’euro che non hanno fatto altro che rafforzare gli estremisti”.
Il focus odierno del Financial Times sul nostro Paese è completato da altri due articoli sui membri del nuovo governo e sull’andamento dei bond. “I leader populisti dell’Italia optano per un gabinetto eclettico“, dove “euroscettici dalla linea dura sono mischiati a figure conciliatorie e tecnocrati“, come il neo ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, lo stesso premier Giuseppe Conte e il ministro delle Finanze Giovanni Tria, scrive il giornale economico. “Stanno cercando di giocare entrambe le partite, i populisti sono bravi a farlo”, spiega il docente di scienze politiche all’Università di Birmingham Daniele Albertazzi. Per questo, conclude il Ft, “non è chiaro quanto saranno aggressivi i nuovi ministri all’inizio, ma a casa sono quasi certi di cercare di marcare punti con gli elettori insofferenti“.
Sul fronte economico, invece, viene analizzato l’andamento dei titoli di stato italiani della scorsa settimana, definita “la più volatile in oltre due decenni”, che si è però “conclusa su una nota positiva”. Per questo, scrive il Ft, “gli investitori lasciati alle prese con il calcolo del nuovo costo del rischio politico italiano” mentre si formava l’esecutivo, dovranno ora “adeguarsi alla prospettiva di un governo populista che ha promesso espansione fiscale ed espresso scetticismo sull’Euro”.