Uno scontro con Sergio Ramos potrebbe, in parte, salvare la faccia a Loris Karius. Il portiere del Liverpool, autore di due incredibili papere nella finale di Champions League che hanno spianato la strada al successo del Real Madrid, si è sottoposto a un’accurata visita medica al Massachusetts General Hospital di Boston. E gli esami hanno rilevato una commozione cerebrale provocata da un contrasto con il difensore spagnolo, avvenuto proprio prima dei due svarioni dell’estremo difensore: “I sintomi e i segnali suggerivano l’esistenza di una disfunzione spaziale-visiva che può avere influito negativamente sulla prestazione”, si legge nel comunicato dell’ospedale.
L’episodio incriminato arriva al minuto 47’58”. Siamo a inizio secondo tempo e sugli sviluppi di un’azione offensiva del Real Madrid Sergio Ramos, sullo slancio, entra nell’area piccola e si scontra con Karius, che rimane a terra. Dopo l’uscita del pallone dal campo l’arbitro ferma il gioco e aspetta che Karius si rialzi. Il portiere tedesco lo fa quasi subito, lamentandosi con il direttore di gara per il mancato fischio ma senza riportare conseguenza visibili per uno scontro di gioco non particolarmente violento. Passano due minuti soltanto e inizia l’incubo di Karius, che rinvia il pallone con le mani direttamente sui piedi di Karim Benzema per l’1-0 del Real. A dieci minuti dalla fine l’altro orrore sportivo della sua serata, con la papera sul tiro di Gareth Bale per il 3-1 finale.
Come già anticipato da Espn, gli esami hanno confermato che quel colpo rimediato contro Ramos ha mandato in confusione il portiere: “Dopo aver rivisto con attenzione la partita e dopo aver integrato il tutto con i dettagli, i sintomi e le sensazioni di Karius, dopo un’analisi accurata e oggettiva, possiamo sostenere che abbia subito una commozione cerebrale”, scrivono i medici. “Al momento della nostra valutazione i sintomi residuali e i segni oggettivi hanno suggerito che sia esistita una disfunzione visiva e spaziale immediatamente dopo l’evento traumatico. Questa disfunzione si può essere protratta nel tempo ed è possibile che abbia condizionato la prestazione dell’atleta”.