Con MediaPro adesso è davvero finita: la Serie A può tornare da Sky. Anche l’ultimo tentativo di tornare in gioco da parte degli spagnoli con delle garanzie “alternative” è stato respinto, perché ritenuto insufficiente. Il miliardo promesso da Barcellona in realtà non è mai arrivato, dopo la guerra senza quartiere scatenata dalla pay-tv di Murdoch, e così alla fine alla Lega calcio non è rimasto che confermare la risoluzione del contratto già votata la settimana scorsa. Si guarda avanti, o meglio indietro, ai vecchi partner di sempre.
In una vicenda così lunga e intricata non poteva mancare l’ultimo colpo di scena: lunedì a tarda sera, quando mancavano poche ore alla scadenza prevista dalla legge, la società spagnola ha annunciato di aver presentato le garanzie. “A seguito dell’accettazione formale delle garanzie da parte dell’assemblea, MediaPro riprenderà il processo di vendita dei diritti”, recitava il comunicato ostentando grande sicurezza. Le cose, però, sono andate diversamente e dalla Lega non è arrivato l’ok ma solo un’altra, e stavolta definitiva, bocciatura.
L’azienda di Barcellona, infatti, non ha presentato la fideiussione da un miliardo di euro pretesa dai club, ma delle garanzie patrimoniali, per altro legate non solo a Imagina (la società del patron Jaume Roures) ma anche ai soci cinesi di Orient Hontai che hanno acquistato le quote di MediaPro. Un’opzione prevista dal contratto, ma a condizione che la consistenza patrimoniale fosse superiore alla cifra d’acquisto dei diritti. Mentre in questo caso le garanzie erano fornite a conto terzi, da una società che sarà controllante solo in futuro (l’affare non è stato ancora perfezionato), e quindi secondo gli avvocati della Lega non escutibili; per altro, la lettera di certificazione del patrimonio è stata redatta non da Kpmg Audit (che è il revisore e quindi pubblico ufficiale), ma da Kpmg Advisory, e quindi non avrebbe alcun valore legale. Già da ieri sera si era intuito che l’offerta disperata del patron catalano, Jaume Roures, sarebbe stata respinta, e l’orientamento sfavorevole è stato confermato oggi in assemblea: la Lega ha bocciato anche queste ultime garanzie “alternative”, ufficializzando la risoluzione del contratto con MediaPro.
Il presidente Gaetano Miccichè ha anche comunicato che la Lega non restituirà i 64 milioni di euro che gli spagnoli avevano versato come caparra: una mossa che quasi sicuramente aprirà un contenzioso legale con MediaPro, pronta a dare battaglia in tribunale (almeno per riavere i suoi soldi). Quei milioni fanno gola ai presidenti della Serie A, e potrebbero servire a rimpinguare il bottino dei diritti tv, che a questo punto si annuncia meno ricco del previsto. Roures non si arrende, rilancia promettendo di offrire addirittura 1,1 miliardi per i prossimi 6 anni (l’ultima offerta era 1,05 per 3), ma un suo rientro in gioco è da escludere. Già oggi inizieranno le trattative private con gli altri operatori: ovvero essenzialmente con Sky, e forse Perform, (i più ottimisti sperano anche in Tim e persino Mediaset, che però si è defilata dopo l’accordo storico con i rivali).
Gli ultimi sei mesi evidentemente non sono stati di lezione: la Serie A spara altissimo e chiederà come prezzo minimo addirittura 1,1 miliardi di euro, con due pacchetti diversi, uno per piattaforma e uno per prodotto, ma sarà impossibile raggiungere il miliardo come dimostra quanto successo di recente. Il colosso di Murdoch avrà l’esclusiva in tv che voleva, e in cambio offrirà (insieme agli altri) una cifra totale vicina ai 900-950 milioni di euro a stagione. La Serie A stavolta dovrà accettare: con i bilanci da chiudere al 30 giugno e il calciomercato alle porte, i presidenti hanno un disperato bisogno dei soldi delle pay-tv.