Scaletta e possibili equilibri nei primi atti di nascita dell'esecutivo M5s-Lega in Parlamento. Tra gli interventi a Palazzo Madama annunciato anche quello di Renzi. Mentre Cinquestelle e Carroccio dovranno sostituire i capigruppo entrati nel governo. E ad aiutare ci saranno gli argentini eletti col Maie e l'astensione di Fratelli d'Italia e degli altoatesini della Svp
Fatto il governo, resta da fare la maggioranza. Il primo atto di nascita sarà rilasciato oggi al Senato. Domani poi toccherà alla Camera. Sarà a Palazzo Madama che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte pronuncerà il suo primo discorso davanti ai parlamentari. Il governo M5s-Lega non nasce con una maggioranza ampia, ma neanche più ristretta di altri governi recenti. Per esempio potrà contare su più senatori di quanto non potessero al primo voto di fiducia gli esecutivi guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, mentre alla Camera avrà una base parlamentare di partenza più larga di alcuni governi di Silvio Berlusconi (2001) e di Romano Prodi (2006). Oltre ai gruppi dei Cinquestelle e del Carroccio, un ulteriore cuscinetto sulle soglie necessarie della maggioranza sarà portato in dote da una parte dei gruppi misti, mentre almeno in queste prime sedute un’ulteriore agevolazione consiste nell’astensione annunciata dei Fratelli d’Italia e del partito altoatesino della Südtiroler Volkspartei.
Senato, tra gli interventi anche quello di Renzi
Il primo voto di fiducia sarà al Senato perché nella prassi dell’alternanza è il turno di Palazzo Madama: alle 12 la seduta sarà aperta dalla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati prenderà la parola il capo del governo e subito dopo toccherà a repliche e dichiarazioni di voto, una per ogni raggruppamento, da quello meno numeroso a quello più nutrito. L’ultimo a parlare sarà dunque il rappresentante del M5s: il capogruppo, tuttavia, è Danilo Toninelli che però venerdì ha giurato come ministro per le Infrastrutture e dei Trasporti. E’ quindi verosimile che prenda la parola uno dei vice, probabilmente Vito Crimi. Stesso discorso vale per la Lega, il cui capogruppo al Senato è Gianmarco Centinaio che però oggi sarà seduto ai banchi del governo visto che ha ricevuto la delega all’Agricoltura. Anche in questo potrebbe essere sostituito da Stefano Candiani o Lucia Borgonzoni, i vice-capogruppo al Senato più vicini al leader Matteo Salvini. Per gli altri partiti, invece, esprimeranno dichiarazioni di voto gli altri i capigruppo di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Pd Stefano Bertacco, Anna Maria Bernini e Andrea Marcucci. Mentre Bernini e Marcucci esprimeranno voto contrario, Bertacco confermerà probabilmente l’astensione così come annunciato dalla presidente di Fdi Giorgia Meloni. Per il Pd – oltre a Marcucci e prima ancora Franco Mirabelli, Antonio Misiani e Teresa Bellanova – interverrà anche l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Da capire se la pattuglia altoatesina della Svp al Senato si comporterà come ha annunciato di voler fare alla Camera: astenersi “in attesa di un chiaro posizionamento pro autonomia del nuovo esecutivo”.
A Palazzo Madama maggioranza a 171
La prima chiama sarà intorno alle 19 e per il risultato servirà un po’ più di un’oretta. Così, fatte somme e sottrazioni, sulla carta la maggioranza che sosterrà il governo Conte al Senato sarà composta da 171 parlamentari, 10 in più della soglia necessaria: i 58 della Lega, i 109 del M5s e 4 del gruppo Misto. In particolare sono Maurizio Buccarella e Carlo Martelli, eletti con il M5s ma sospesi dal movimento per la vicenda dei rimborsi al fondo delle Piccole e medie imprese, e Ricardo Merlo e Adriano Cario, eletti nelle circoscrizioni all’estero con il Movimento associativo italiani all’estero. Merlo – leader del Maie – è nato in Argentina, mentre Cario in Uruguay. I voti contrari sarebbero 122: 61 di Forza Italia, 52 del Pd, 6 del Misto (Piero Grasso, Loredana De Petris, Francesco Laforgia e Vasco Errani di Liberi e Uguali, Emma Bonino di PiùEuropa e Riccardo Nencini del Psi) e 3 delle Autonomie (Albert Lanièce dell’Union Valdôtaine più Gianclaudio Bressa e Pierferdinando Casini, eletti con il centrosinistra). Gli astenuti sarebbero quindi 21: i 18 di Fratelli d’Italia più i 3 della Svp. Da capire, infine, cosa voteranno i senatori a vita: Giorgio Napolitano sarà assente per motivi di salute, ma ci sono Elena Cattaneo (iscritta al gruppo Per le Autonomie), Mario Monti e Liliana Segre (entrambi nel Misto) e Renzo Piano e il premio Nobel Carlo Rubbia (che non sono iscritti ad alcun gruppo parlamentare).
Alla Camera appuntamento mercoledì
Alla Camera il presidente Conte depositerà il testo pronunciato al Senato. Dalle 9 alle 14.30 di mercoledì si svolgerà la discussione generale, alle 15.45 ci saranno le repliche del presidente del Consiglio e al termine i gruppi terranno le loro dichiarazioni di voto. Le votazioni nominali invece a partire dalle 17.40. Anche in questo caso parlerà per ultimo il deputato che interverrà a nome del M5s e anche in questo caso non sarà la capogruppo Giulia Grillo, nominata ministra della Salute. E’ probabile che al suo posto parli Laura Castelli, vicecapogruppo dei grillini a Montecitorio. Stesso “problema” avrà la Lega, visto che Giancarlo Giorgetti è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Conte. In questo caso il vicecapogruppo vicario è Nicola Molteni. Per le altre forze politiche prenderanno la parola invece Federico Fornaro, capogruppo di Liberi e Uguali, Graziano Delrio, del Pd, e Mariastella Gelmini, di Forza Italia. Fabio Rampelli, dei Fratelli d’Italia, annuncerà l’astensione del suo raggruppamento.
Il conto della Camera: maggioranza a 352
La prima chiama alla Camera è fissata alle 17,45 di mercoledì. Sulla carta la maggioranza può contare già da stasera su 352 sì: 222 da deputati del M5s, 124 dalla Lega e altri 6 dal gruppo Misto. In particolare si tratta di un eletto del Movimento degli italiani all’estero (l’argentino Mario Alejandro Borghese) e 5 tra sospesi ed espulsi dopo essere stati eletti con i Cinquestelle: Silvia Benedetti e Andrea Cecconi coinvolti nel caso rimborsi al Fondo Pmi, l’imprenditore Salvatore Caiata che non comunicò di essere indagato per riciclaggio, Antonio Tasso che omise una vecchissima condanna per un reato bagatellare e Catello Vitiello, estromesso dal M5s perché massone. I contrari partono da una base di 242: 105 di Forza Italia, 111 del Pd, 14 di Liberi e Uguali, 12 del gruppo Misto (PiùEuropa, Civica Popolare, Psi, Noi con l’Italia). Le astensioni, infine, dovrebbero essere 35: 32 dal gruppo dei Fratelli d’Italia più i 3 deputati della Svp.